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Sabato, 20 Aprile 2024

Nel 2011 la prima alba folle di Kabobo in Puglia: c'è la foto

Il primo agosto di due anni fa l'assassino di Milano era tra il centinaio di immigrati del Centro Africa che per ore si scontrò con le forze dell'ordine in Puglia

Mada Kabobo era un volto noto alle autorità italiane.

Nel 2011, era il primo agosto, l'assassino di Milano era tra il centinaio di immigrati del Centro Africa che occupò i binari e bloccò un treno all'altezza di Bari-Palese. Fu una delle giornate più dure affrontate dalle forze dell'ordine italiane negli ultimi anni. Una vera guerriglia. Una strada  statale e due linee ferroviarie interrotte. Il macchinista del treno merci resta «sequestrato» nella locomotiva.

Tra quelle persone c'era anche Mada Kabobo, allora 29 anni, l'assassino col piccone. Partecipò in prima linea a quegli scontri. E quel giorno, per la prima volta da quando è arrivato in Italia, il volto di Kabobo appare anche in una fotografia. Lo scatto è agli atti del processo sulla rivolta nel centro di accoglienza per i  richiedenti asilo (Cara) in corso a Bari.

COSI' UN IMBIANCHINO E' SCAMPATO ALLA SUA FURIA

Nella foto Kabobo è fermo e osserva. Tra altri uomini incappucciati e armati di bastone. Qualche ora dopo, alcuni agenti della Polfer di Bari lo identificano e lo bloccano. La loro relazione finisce nel faldone delle indagini della Digos di Bari che ora è alla base del processo in cui Kabobo è accusato di violenza, resistenza e altri reati. In Italia era arrivato pochi giorni prima.

Dagli atti di quel processo si scopre anche un altro elemento chiave del suo passato. Il filo che dopo 31 anni ha portato al massacro di tre persone in strada a Milano, avrebbe origine nel distretto di Lawra, in Ghana. Lì dichiara di essere nato Mada Kabobo, in una delle zone più povere del mondo, un'area quasi desertica all'estremo confine Nord-Ovest del Paese africano, a pochi chilometri dal Burkina Faso. Nell'agosto 2011, dopo la rivolta, Kabobo incontra l'avvocato che ancora lo assiste nel processo di Bari, Marco Grattagliano. Che spiega: "Era una persona in stato di prostrazione, ma non dava assolutamente segni di un deficit psichico o di un qualche squilibrio. Grazie all'aiuto di un interprete riuscì anzi a spiegarsi piuttosto chiaramente e a ricostruire i fatti, tanto da giustificarsi, dichiarandosi estraneo a ciò di cui veniva accusato".

Fonte: Corriere.it →
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