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Venerdì, 29 Marzo 2024

Monti: ''Il Mes? Preparato dal Governo Berlusconi-Lega''

L'ex premier e senatore a vita torna sulla polemica riguardante il fondo salva-stati: ''Il Fesf prima e il Mes poi sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo''

L'attacco fatto dal premier Conte al duo Salvini-Meloni in merito al Mes è scatenato un vero e proprio tsunami di polemiche, soprattutto sulle origini di questo strumento. Il meccanismo europeo di stabilità, conosciuto appunto con l'acronimo Mes, divenne “stabile” nel 2012, quando al Governo c'era Mario Monti e con Giorgia Meloni che non ricopriva più il ruolo di ministro, come erroneamente ricordato dal presidente del Consiglio. Ma quello che oggi chiamiamo Mes non è altro che l'evoluzione di uno strumento, nato in origine come temporaneo, nato ancora prima, quando al Governo c'erano Berlusconi e la Lega.

A puntualizzare questo particolare, in un articolo sul Corriere della Sera, è proprio l'ex premier e senatore a vita Mario Monti: "Il richiamo ai fatti dovrebbe indurre a maggiore lucidità. Il Mes rappresenta l’evoluzione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria (Fesf). Il Fesf prima e il Mes poi sono stati preparati e decisi a livello europeo nel 2010-2011 con l’Italia rappresentata da Silvio Berlusconi nel Consiglio europeo e da Giulio Tremonti nell’Ecofin ed Eurogruppo. Quel governo si reggeva sull’alleanza Pdl-Lega. Giorgia Meloni ne faceva parte come ministro per il Pdl, Matteo Salvini era europarlamentare della Lega".

"La decisione di istituire il Mes fu presa a livello Ecofin il 9-10 maggio 2010, con la precisazione che 'la sua attivazione sarà soggetta a forte condizionalità, nel contesto di un sostegno congiunto Ue/Fmi, e avrà termini e condizioni simili a quelli del Fmi'. A livello di Consiglio europeo il 25 marzo 2011 i capi di governo ribadirono che 'la concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità'", scrive l'ex presidente del Consiglio.

"L’umiliante esperienza fatta dalla Grecia con la troika, creata con il Fesf, fu tra le ragioni che mi indussero – quando nel novembre 2011 venni chiamato al governo dopo la caduta di Berlusconi, abbandonato dalla Lega, e dovendo rispettare le condizioni draconiane imposte da Trichet e Draghi nella lettera del 5 agosto, accettate dal governo Berlusconi per non perdere il sostegno della Bce ai titoli italiani – ad escludere la richiesta di aiuti, che avrebbe comportato la calata della troika su Roma, e a chiedere al Parlamento di approvare una dura manovra", aggiunge.

"Non sarò certo io, perciò, a raccomandare a Conte di andare sotto le forche caudine di meccanismi preparati in Europa da un governo Berlusconi-Lega, che poi passò ad altri l’onere di evitare il default dell’Italia. Onere altissimo, anche perché la lettera Trichet-Draghi, accettata da Berlusconi, chiedeva al nostro Paese di raggiungere il pareggio strutturale del bilancio non nel 2014, traguardo fissato per tutti i Paesi dell’eurozona bensì, solo per noi, già nel 2013. E questo ormai i mercati si aspettavano, quando il nostro spread stava per toccare i 600 punti!", afferma ancora.

Fonte: Corriere della Sera →
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