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Giovedì, 28 Marzo 2024

Monza, studente gay costretto a stare in corridoio: "Vanno protetti gli altri"

Il ragazzino, sedici anni, è stato costretto a seguire le lezioni fuori dalla classe per evitare di "influenzare negativamente gli altri". La rabbia della famiglia: "Non è in questo modo che si educano i ragazzi"

Lo hanno obbligato a stare fuori dall’aula. Hanno messo la sua sedia e il suo banco in un corridoio. Lo hanno lasciato da solo, senza nessun compagno di scuola accanto. Senza nessuno vicino. Uno studente di sedici anni è stato costretto a lungo a seguire le lezioni dal corridoio della scuola. La sua colpa? Soltanto essere omosessuale. Teatro delle discriminazioni, raccontate dal “Giornale di Monza”, è stata la Ecfop, l’ente cattolico di formazione professionale. 

A denunciare quanto accaduto è stata la madre del ragazzo, che un giorno lo ha visto tornare in lacrime dalla scuola. A quel punto, la donna non ci ha pensato due volte e ha denunciato il tutto ai carabinieri, portando con sé anche alcune foto: “Mio figlio viene discriminato solo perché è gay. I suoi voti sono buoni – ha raccontato ai militari, secondo quanto riportato dal Giornale di Monza – e gli insegnanti mi dicono che è bravo”. Il ragazzo è stato costretto a passare le ore  in corridoio per evitare che i suoi comportamenti potessero avere “influenza negativa sugli altri ragazzini” e perché - avrebbe detto il dirigente scolastico - “vanno protetti gli altri bambini”. 

Ai militari, la madre del sedicenne ha anche raccontato la motivazione della scelta, “incomprensibile e ingiusta”, che ha portato il preside a punire il figlio: “Quando ho chiesto come mai fosse in corridoio, mi hanno spiegato che è per via di una fotografia pubblicata su Instagram nella quale mio figlio è nudo assieme a un altro ragazzo”, ha raccontato la signora. La foto, che ritrae due ragazzini dalla vita in sù, “non l’ha scattata a scuola”, ha assicurato la madre. Il direttore dell’istituto, interpellato dal Giornale di Monza, sembra però non voler tornare sui propri passi

Fonte: Giornale di Monza →
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