Morta anche la mamma del bimbo palestinese bruciato dagli integralisti israeliani

DUMA - Dopo il piccolo Alì, il bimbo di 18 mesi, e papà Saed, anche mamma Reham non ce l'ha fatta. La donna, 27 anni, è deceduta nella notta a causa delle gravi ustioni riportate nel rogo della loro abitazione di Duma, in Cisgiordania, innescato da un gruppo di estremisti ebrei. La notizia, che nelle ultime ore ha iniziato a viaggiare in rete, è stata confermata da fonti ospedaliere al quotidiano israeliano Haaretz. Dopo cinque settimane di terapia intensiva al Sheba Medical Center di Tal Hashomer, la donna si è arresa. Sta continuando invece a lottare il fratello maggiore di Alì, Ahmed, 4 anni, ricoverato con ustioni di secondo grado sul 60 per cento del corpo. 

"La morte di Reham Dawabsheh è straziante" ha dichiarato la deputata arabo-israeliana Aida Toum Suliman, sottolineando che ora i "nostri pensieri vanno ad Ahmed l'unico superstite di una famiglia bruciata dalle fiamme dell'odio e del male". 

IL ROGO - Saed aveva 32 anni. Reham 27. Alì solo 18 mesi. Ahmed 4 anni. Il rogo della loro casa innescato da estremisti ebrei all'alba dello scorso 31 luglio è stato bollato come un vero e proprio attentato. Due estremisti ebrei lanciarono diverse molotov contro l'abitazione della famiglia Dawabsha, uccidendo il piccolo Ali, di soli 18 mesi. Oggi la notizia della morte della sua mamma.

LE CONSEGUENZE - A poco sono valse le parole di condanna da parte del governo israeliano che ha subito bollato come "terrorista e folle" il gesto dei due coloni: per le autorità palestinesi il "mandante morale" di questo attacco è direttamente il premier Benjamin Netanyahu che, con le sue politiche di espansione delle colonie israeliane, "ha di fatto dato il via libera al massacro dei civili che vivono sui territori palestinesi".