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Sabato, 20 Aprile 2024

I sindaci No Tav scrivono a Napolitano: "Il territorio chiede di essere ascoltato"

Nel giorno delle perquisizioni delle forze dell'ordine a carico dei militanti del movimento, accusati di terrorismo, riecheggiano le parole dei cittadini della Valle: "La protesta non può essere gestita solo come un problema di ordine pubblico"

Le parole sono dure, durissime. E chiare. "Spero che adesso racconterete di queste vecchie black bloc sempre in cammino". A parlare sono gli attivisti "no tav" della Val di Susa che sabato hanno manifestato attraverso paesi e sentieri. In mano solo le bandiere del movimento. Ma il loro appello non è stato poi così ascoltato da parte dei media.

Il motivo? Semplice: nessuno scontro, nessun momento di tensione. E tutto questo, ai media, non interessa se non possono raccontare di scene di guerriglia.

Basta leggere la cronaca de La Stampa, giornale apertamente "Sì tav" (anche per interesse diretto di chi siede nel cda del quotidiano torinese), per capire che la marcia indetta dai sindaci della Valle è passata nel silenzio più totale dei media.

In ventuno hanno firmato un appello per bloccare la Tav. E sabato in piazza a Giaglione si sono presentati in tanti ma senza fascia tricolore. C’è lo striscione degli amministratori ma lungo il cammino non vanno tutti. Ci sono Loredana Bellone di San Didero, Dario Fracchia di Sant’Ambrogio, la sindaca di Mompantero. Ma il significato politico sta tutto nell’appello che domani sarà inviato al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, con la richiesta di attivarsi per sospendere i lavori del cantiere e per riaprire un dialogo con le amministrazioni locali e i cittadini della Valle «rappresentiamo 100 mila persone», spiega Fracchia.

Il senso dell'appello a Napolitano è dirimente: "La Valle chiede di essere ascoltata e non di essere ridotta a un problema di ordine pubblico". E nel chiedere un incontro ai presidenti di Camera e Senato, i sindaci spiegano di essere "i primi a volere la smilitarizzazione della valle". Obiettivo: "Fare, insieme, una riflessione seria sullo sviluppo della Valsusa che non è certamente quest’opera tanto faraonica quanto inutile".

Fonte: La Stampa →
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