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Giovedì, 28 Marzo 2024

Lo sfogo di un papà: “Non ci affittano casa perché ho un figlio disabile e temono di non poterci più sfrattare”

“Nessuno ci vuole”, racconta Gianluca Rametta, che a gennaio insieme alla moglie e ai suoi due bambini dovrà lasciare la casa in cui vive e non ne ha ancora trovata un’altra

A gennaio Gianluca Rametta e la sua famiglia dovranno lasciare la casa in cui vivono ma non riescono a trovarne un’altra da affittare. “Nessuno ci vuole perché ho un figlio disabile: quando racconto questo dettaglio ogni possibile trattativa salta”, racconta Rametta all’edizione torinese di Repubblica

Rametta, macellaio di Incisa Scapaccino nell’astigiano, non lavora da sei mesi. Durante la stagione estiva o quella invernale trovava sempre lavoro in montagna, ma adesso non può più spostarsi così lontano e comunque la pandemia ha ridotto le occasioni di lavoro. Sua moglie non può lavorare perché deve prendersi cura del loro figlio più piccolo, un bimbo di 9 anni, che ha un problema neurologico che non gli permette di camminare. La coppia ha anche un altro figlio di dieci anni. 

Lo sfogo di papà Gianluca: "Nessuno ci vuole perché ho un figlio disabile"

Da più di sei mesi Rametta sta cercando una nuova casa, dopo che i proprietari di quella in cui vive hanno comunicato che intendono metterla in vendita. Ma sembra ormai una missione impossibile. “So di avere dei problemi ad offrire delle garanzie economiche e ci sono certe agenzie immobiliari che richiedono addirittura due contratti in famiglia”, spiega. Ma anche chiedendo garanzie ai familiari, a un certo punto la pratica si inceppa e tutto salta: “Alcune agenzie me lo hanno spiegato bene il problema: non sono considerato un 'buon pagatore', almeno sulla carta, e se un giorno non potessi pagare l'affitto il padrone di casa non potrebbe nemmeno darmi lo sfratto perché non si possono mettere in strada le famiglie con disabili”. 

"Sono quattro anni che chiedo una casa popolare, anche se ho sempre aspettato a fare domanda sperando di trovare il modo di cavarmela da solo. Purtroppo non ci sono riuscito e ora non sono in graduatoria. Mi servirebbe una soluzione solo per il tempo necessario a risollevarmi, poi lascerei la casa a chi ne ha più bisogno. Ora però devo trovare un tetto per la mia famiglia"

Fonte: Repubblica Torino →
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