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Giovedì, 25 Aprile 2024

Pacchi alimentari e mense: viaggio tra i nuovi e insospettabili poveri che la città finge di non vedere

Dei circa mille e 500 cittadini che, nell'ultimo anno, si sono rivolti alla Caritas di Lecce per ottenere i pacchi alimentari, il 53 per cento è del posto. Oltre 500 i pasti serviti ogni giorno

Chiunque intenda ricoprire la carica di primo cittadino di Lecce, faccia al più presto un giro per le mense della città. Avviso ai naviganti e ai quattro (per ora) candidati sindaci del capoluogo salentino: non è più il tempo di ignorare le nuove forme di povertà.  Tra il 2016 e l’inizio dell’anno in corso, i cittadini italiani che si sono rivolti all’emporio della solidarietà della Caritas, guidata da Don Attilio Mesagne, e ai servizi mensa e ristoro hanno superato gli utenti stranieri, come riporta LeccePrima. La percentuale è infatti salita al 53 per cento, invertendo la tendenza dell’anno precedente. Circa 400 famiglie, per un totale approssimativo di mille e 500 cittadini, si sono infatti rivolti all’Emporio di via Adua, nel centro di Lecce, per richiedere i cosiddetti “pacchi alimentari”.

Chi sono i nuovi poveri leccesi? Si tratta per lo più di giovani famiglie, ex monoreddito, nelle quali l’unico guadagno è stato sostituito da una cassaintegrazione. Poi è sparita anche quella, nel frattempo sono venuti a mancare gli anziani famigliari di casa e le eredità dilapidate. Così si finisce sul lastrico. Ma vi è anche tanta gente alloggiata in appartamenti dei complessi popolari, o coniugi e famigliari di detenuti sottoposti gli arresti domiciliari, cittadini di nazionalità straniera che sono venditori ambulanti ma che non ce la fanno economicamente. Ma anche professionisti. Ex imprenditori che si sono imbattuti in un fallimento. Fortunatamente, una tantum, vi è anche qualcuno che “scompare” dalla circolazione e lo fa perché ha trovato un impiego, momentaneo. L’emporio nei pressi di Porta Napoli copre  la zona del centro storico, ma poi vi sono numerosi altri centri, come le parrocchie, che svolgono servizi “complementari” come quelli relativi alla distribuzione del vestiario, di passeggini e altri oggetti utili alle famiglie bisognose.

Chi si rivolge alle mense, ai dormitori, alle parrocchie, lo fa spesso con un senso di vergogna. Non tutti, ovviamente, come spiega Eugenio Moccia, che gestisce l’emporio del centro storico. Per richiedere uno dei pacchi che contengono gli alimenti, è necessario avere e dimostrare un reddito annuo inferiore ai 7mila e 500 euro.  Molti cittadini stranieri e italiani versano sul serio in condizioni disperate. Ma si mette sempre in conto una percentuale minima, fisiologica, di “furbetti”. Capita, dal racconto dei volontari che operano all’interno, che si presentino anche cittadini con un tenore di vita troppo alto e qualche dichiarazione dei redditi che non corrisponde alla realtà. Fortunatamente, si tratta di una manciata di eccezioni. C’è anche da dire che, di recente, controlli più ferrei hanno fatto misteriosamente “sparire” alcuni pensionati. Quelli che invece continuano ad andarci sono dunque cittadini che percepiscono circa 400 euro al mese.

Fonte: LeccePrima →
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