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Giovedì, 25 Aprile 2024

L'ospedale da cui non torna mai nessuno è in Repubblica Ceca

Rischia di chiudere l'unico ospedale in tutta Europa in grado di affrontare epidemie mortali e attacchi batteriologici

In Boemia c'è l'unico ospedale in tutta Europa in grado di affrontare epidemie mortali e attacchi batteriologici. I tagli al bilancio rischiano di farlo chiudere per sempre. Un articolo del quotidiano Mladá Fronta DNES, il più autorevole della Repubblica ceca (e tradotto in italiano da PressEurop) racconta nei dettagli una storia poco conosciuta.

Un ragazzo ceco era da mesi in Congo, in Africa, quando nella regione è scoppiata un’epidemia di ebola. L'ebola è una malattia letale nella quasi totalità dei casi. Tornato in Repubblica Ceca, eano alte le probabilità che fosse stato contagiato. il responsabile sanitario delle forze armate lo ha immediatamente indirizzato verso l’unità di quarantena del Centro di difesa biologica di T?chonín, un ospedale militare nascosto tra i monti Orlické.

E' una struttura unica nel suo genere in Europa. Potrebbe servire in caso di attentato terroristico con armi biologiche come la Sars o l’antrace. Raramente accoglie malati: a eccezione dei soldati di ritorno da missioni all’estero, che vi soggiornano sempre 24 ore in quarantena, il ragazzo che temeva di aver contratto l'ebola è stato l’unico paziente. La fortuna era dalla sua parte, dopo due settimane di analisi è potuto tornare a casa. Resta uno dei pochissimi uomini a sapere come sono fatti gli interni di questo complesso supermoderno. Tutto è in acciaio inossidabile, i medici visitano i pazienti indossando tute particolari simili a scafandri munite di un sistema autonomo di alimentazione dell’ossigeno. Le porte si aprono con un rumore secco dovuto alla depressurizzazione.

Ai medici occorre un po’ di tempo prima di raggiungere il loro paziente anche se si trova assai vicino, dietro una parete a tripli vetri. Anche nel caso in cui stesse per soffocare, dovrebbero indossare prima di tutto lo scafandro e attraversare varie aree di sicurezza. Prima di raggiungerlo, quindi, trascorrerebbero come minimo tre minuti. Le visite si svolgono attraverso minuscoli altoparlanti situati all’interno dello scafandro: le osservazioni dei medici sono ritrascritte su computer da uno dei colleghi rimasti all’esterno della camera, dietro la parete a tripli vetri. Quasi tutte le apparecchiature sono monouso, comprese quelle più costose, in quanto sarebbe impossibile sterilizzarle completamente se entrassero in contatto con un paziente veramente infetto.

Ogni paziente è in isolamento in una specie di acquario che riceve ossigeno e acqua pulita in modo indipendente e dispone di un sistema chiuso di gestione di ogni sorta di rifiuto. A differenza degli altri ospedali, e malgrado l’esistenza di una sala operatoria, qui non si prospetta la possibilità concreta di operare i pazienti. L’autopsia invece è prevista: le sale autoptiche e i laboratori di analisi si trovano proprio accanto alle loro camere di degenza.

L’evoluzione delle malattie infettive mortali è sempre rapidissima e serve quindi determinare prima possibile la natura del contagio per poter proteggere i familiari e l’ambiente frequentato dal paziente. Fino a 20 anni fa T?chonín ha ospitato una banca di virus unica nel suo genere, ma un’ordinanza del ministero della difesa ne ha decretato la demolizione. I microbiologi sono costretti ad acquistare all'estero, pagandoli cifre esorbitanti, i microrganismi di cui hanno bisogno, tra i quali il batterio Escherichia coli.

Le attività del Centro di difesa biologia si dividono in tre missioni principali: l’isolamento e la quarantena, come nel caso di Ji?í, la ricerca e la formazione. L’ospedale, in effetti, funziona proprio come un centro di formazione, nel quale i medici e i tecnici di laboratorio conducono sperimentazioni in condizioni di rischio biologico a grandezza reale. “Noi lavoriamo con il mondo civile. Lo stabilimento è frequentato da medici specializzati in malattie infettive, esperti in medicina d’urgenza e anche semplici studenti di medicina”, spiega Petr Navrátil, responsabile dell’igiene delle forze armate.

Anche alcuni soldati vengono in questo centro per imparare a far fronte a eventuali minacce di ordine biologico contro la popolazione. Il pericolo del bioterrorismo è sempre presente. Fabbricare armi biologiche è relativamente economico. Ma tutto pare annunciare l’imminente chiusura del centro: “La decisione non è stata ancora presa, ma tenuto conto dei tagli al bilancio della difesa probabilmente sarà impossibile proseguirne le attività”, ammette Jan Pejšek, portavoce del ministero della difesa.

Fonte: Mladá Fronta DNES →
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