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Giovedì, 25 Aprile 2024

Pasquale Borea, precario in Italia, diventa il più giovane preside di facoltà del mondo

La sfida di un giovane avvocato e ricercatore, che dopo aver lavorato in Italia e all'estero, è diventato preside della facoltà di Legge alla Royal University for Women in Bahrein

In Italia sarebbe ancora un precario, invece all'estero lo hanno ritenuto talmente bravo da meritarsi il posto di preside di facoltà a soli 33 anni. Da qualche mese, Pasquale Borea è il "dean" della facoltà di Legge della Royal University for Women del Bahrein, l'unica università femminile del Paese.

Laureato in Legge alla Sapienza di Roma con una tesi in diritto internazionale, dopo l'abitilitazione da avvocato, nel 2005 Borea ha iniziato a collaborare con l'università come assistente.

Un dottorato di ricerca all'Università di Salerno gli ha permesso di fare esperienze in Colombia e in Argentina. Dopo una borsa di perfezionamento a Heidelberg, in Germania, Borea torna in Italia.

"A quel punto avevo davanti a me due strade. La prima: seguire i miei maestri e, quasi per inerzia, cercare di arrivare all'assunzione in un'università pubblica - ha raccontato al Sole24Ore - Oppure la seconda: fare tutto da solo e guardare fuori. Avevo già intuito che l'Italia era un Paese ingessato, con un sistema universitario che mi avrebbe tenuto in uno stato di immobilità per anni"

Borea inizia a mandare curriculum a una ventina di facoltà in America Latina, Europa e Paesi Arabi. Dopo un colloquio a distanza e la selezione, la Royal University del Bahrein lo assume. Recentemente, è diventato preside della facoltà, con un contratto di tre anni.

"È un incarico molto diverso da quello dei nostri presidi di facoltà. Oltre a essere professore full time, il Dean è un manager, responsabile del bilancio della facoltà, assume docenti, ricerca fondi, è presente in facoltà 10 ore al giorno per 5 giorni la settimana, risponde ai suoi superiori. Si aspettano da te proposte, innovazione, crescita della reputazione dell'Università nel paese. Non esistono contratti a tempo indeterminato. Ogni sei mesi ti vengono a chiedere conto del tuo operato"

Fonte: Il Sole 24 Ore →
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