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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Perché gli italiani non scendono in piazza?

Quale è il motivo per cui in Italia non ci sono le grandi manifestazioni popolari che ci sono in altri paesi? Se lo chiede sull'Espresso Roberto Saviano, che azzarda una spiegazione.

Milioni di persone in tutto il mondo scendono nelle strade per protestare: in difesa dei propri diritti, contro la corruzione, contro lo smantellamento dello stato sociale: da Rio de Janeiro a Istanbul, dal Cairo a Sofia. Perché in Italia non succede nulla? Se lo chiede sull'Espresso Roberto Saviano, che azzarda una spiegazione.

Le piazze di Rio, di Istanbul, di Sofia hanno dato il là a proteste oceaniche  meno decodificabili delle istanze, ad esempio, degli Anni Settanta. Sono piazze, scrive Saviano, senza un unico vettore. Spesso le proteste non hanno leader e non hanno tantomeno partiti di riferimento: "Qualcuno continua a vederci le istanze della classe operaia pronta all'assalto al cielo. Altri vedono solo giovani, giovani che cercano spazi". In Turchia la miccia che fa esplodere la rabbia è un parco, il Gezi Park, che rischia di essere abbattuto per fare spazio a un centro commerciale, in Brasile si protesta contro gli sprechi e la corruzione che circondano i lavori per i mondiali del 2014, in Cile perché gli studenti chiedono un'educazione gratuita, pubblica, laica e accessibile.

Tante ragioni diverse, ma l'obiettivo può essere identificato sempre nel capitalismo criminale e nella democrazia corrotta. Bersaglio del disprezzo collettivo è la politica, divenuta "scorciatoia" per migliorare le vite di chi ha saputo farsi eleggere.

Si scende in piazza contro corruzione e autoritarismo in territori ricchi di risorse e di energie. In Turchia, in Brasile, in India la corruzione diventa un vincolo alla felicità. Con la corruzione c'è meno lavoro per tutti, i redditi sono distribuiti in maniera sempre più diseguale, le risorse non vengono utilizzate in maniera corretta e trasparente.

Nei paesi in cui si manifesta, eliminata la corruzione - posto che si riesca a farlo - c'è un'infinita ricchezza da gestire. Nel nostro paese, tolta la corruzione, il rischio è che non ci sia niente che possa sostituire quel sistema di mediazione. La corruzione qui da noi è avvertita, incredibilmente, come necessaria. Mentre altrove la lotta alla corruzione è una possibilità di trasformazione, in Italia si teme che debellando quella non resterà nessuna altra risorsa.

L'Italia vive una situazione profondamente, tragicamente diversa. Senza speranze, verrebbe da dire.

La corruzione mafiosa è l'unica premessa per un'economia florida: con mazzette e percentuali si aprono cantieri, si avviano lavori, si assume. Senza questo, in molti casi, tutto sarebbe fermo. Ecco perché talvolta la domanda "ma se le cose vanno così male perché non scendiamo in piazza anche noi?" sembra più che altro un artificio retorico. Certo i sindacati, i lavoratori, gli studenti manifestano, ma lo fanno con linguaggi assai diversi dalle rivolte che qui stiamo raccontando e il messaggio che passa è che manifestino per sé, che manifestino escludendo, per difendere categorie, in alcuni casi rendite di posizione.

Gli italiani secondo Saviano come gli anziani, preferiscono riflettere, pensare, rinchiudersi in un passato felice ma lontano, "perché temono che il loro futuro sia solo morte"

Fonte: L'Espresso →
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