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Venerdì, 19 Aprile 2024

'Prigioniera' ai Caraibi, l'appello di Nina: "Tre voli cancellati, mi sento abbandonata"

L'odissea di una giovane di 24 anni bloccata nell'isola di Holbox: "L'Italia non sta aiutando i suoi cittadini all'estero"

"Ho speso quasi mille euro per tre voli di rientro che sono stati cancellati, uno dietro l’altro". Nina Daniele, 24 anni, è bloccata da più di un mese in un paradiso terrestre che per lei è diventato una prigione: si chiama Holbox, è una piccolissima isola caraibica a nord dello Yucatan, in Messico, dove le auto sono bandite e si gira solo in bici o su golf car. Qui Nina è ospite di un ostello insieme a una trentina di giovani provenienti da varie nazioni.

"Facciamo volontariato, in cambio ci viene dato l’alloggio" spiega la giovane che d’estate fa la cameriera a Portonovo (Ancona) e con i risparmi passa l’inverno a viaggiare. "Io e il mio ragazzo siamo partiti il 23 novembre per un tour zaino in spalla in Messico e in Guatemala - racconta la ragazza a Stefano Rispoli di AnconaToday -. Lui nel frattempo è tornato per esigenze di lavoro, io ho deciso di concludere la vacanza da sola qui, ad Helbox. Quando è scoppiata l’epidemia, ormai era troppo tardi per tornare". 

"Anche qui siamo in quarantena"

"Sono rimasta bloccata qua e fortunatamente i proprietari dell’ostello in cui facevo volontariato hanno deciso di ospitare a proprie spese me, gli altri volontari e qualche ex cliente che non sapeva più dove andare. Siamo in 29: ci siamo organizzati e autogestiti, come in una comunità, dividendoci i compiti e così abbiamo trovato un punto d’equilibrio. Anche qui hanno imposto la quarantena, ormai da 22 giorni: non possiamo uscire, se non per andare a fare spesa. Le spiagge sono interdette. Ma la cosa preoccupante è che non riusciamo a tornare a casa".  

Tre voli cancellati. E parlare con la Farnesina è un'impresa

Nina le ha provate tutte. "Mi hanno cancellato ben tre voli, gli ultimi due di una compagnia che continua a mettere in vendita biglietti per poi annullarli e non rimborsarli - spiega -. Ho speso quasi 1000 euro a vuoto e senza rivedere un euro. Nonostante le telefonate e le e-mail al consolato, alla Farnesina e alle varie compagnie aeree nessuno risponde, se non la segreteria che tra le altre cose è piena". 

Un’odissea senza fine: "Con la Farnesina sono riuscita a parlare ieri, finalmente: mi è stato detto che non c’è possibilità di influire sulle compagnie aeree, loro possono solo organizzare voli di rientro per gli italiani, a loro spese. Peccato che danno un preavviso minimo e uno non riesce nemmeno a prenotarsi. La carenza di informazioni è la cosa peggiore: nessuno sa niente, l’unica cosa che ho in mano è un voucher che non so quando userò, viste le condizioni".

L'odissea di Nina; "Non sono disperata, ma voglio tornare a casa" 

L’appello di Nina è perché qualcuno la aiuti a tornare in Italia. "Qui sto bene, sia chiaro, non sono disperata, viviamo come in un’oasi e per fortuna non ci sono stati casi di Coronavirus: ma le strutture sanitarie sono deficitarie, se dovesse diffondersi il contagio non so cosa potrebbe succedere".

"Amo il mio Paese e sono immensamente grata di essere nata in Italia - dice ancora la ragazza - , ma purtroppo mi sento abbandonata. Altre nazioni organizzano voli di rientro, solo lo Stato italiano non sta offrendo aiuto ai propri cittadini all’estero, ma li sta ponendo in situazioni ancora più difficili, visto i costi elevati da dover affrontare per le spese aeree e quelle quotidiane. Cosa dovrei fare, comprarmi un quarto biglietto e aspettare che me lo cancellino così da perdere ulteriori soldi? È un diritto avere la possibilità di tornare a casa".
 

Fonte: AnconaToday →
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