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Giovedì, 25 Aprile 2024

Venticinque anni fa moriva Primo Levi: il ricordo di David Bidussa

Su Linkiesta.it David Bidussa ricorda lo scrittore de "I sommersi e i salvati"

Primo Levi non era né un visionario, né un veggente. Semplicemente aveva vissuto con profondità e responsabilità il Novecento e sapeva che solo guardandolo in faccia era possibile andare avanti per davvero. Sarebbe bene tenerlo a mente, soprattutto in questa giornata in cui molti parleranno di Primo Levi.
Credo che sia importante farlo, ma credo che allo stesso tempo sia importante anche quale angolo prospettico si sceglie, soprattutto evitando che quella di oggi sia una replica del “giorno della memoria”.

Inizia così il ricordo di Primo Levi, di cui oggi ricorrono i 25 anni dalla morte, scritta da David Bidussa per Linkiesta.it.

Bidussa incentra il suo omaggio allo scrittore partendo dal suo libro "I sommersi e i salvati".

"I sommersi e i salvati" è un testo che obbliga a riformulare le domande e le risposte che con troppa “facilità” sono state date e dette: inquietanti per i sopravvissuti, non assolutorie per chi in un qualche modo crede di porsi furbescamente su un territorio altro, pensando che così si dimostri la propria posizione equanime.
Guardare il lager, dalla parte degli oppressi non implica stare dalla parte degli eroi. Quello del lager è un mondo in cui gli oppressi, di per sé, non si battono in nome della emancipazione: né della propria in quanto categoria, né, tanto meno, per una collettiva e generale. Non c’è in altre parole una massa che salva il mondo in nome della liberazione dall’oppressione. E non c’è un’autocoscienza di pensarsi collettivamente oppressi.
 

"I sommersi e i salvati" rappresenta un luogo complicato della riflessione contemporanea. Non è un testo consolatorio. Al contrario si impone e ci impone una condizione di lucidità. Un libro duro, per niente adatto a lettori “tiepidi”. Alla fine di questo libro si saranno capite molte più cose e forse anche alcune immagini semplicistiche ci sembreranno più complicate. In ogni caso più reali e più vere. Non è detto che se ne esca ottimisti.

Ripetere “mai più”, oggi. non significherebbe niente e avrebbe solo il senso di un'invocazione propiziatoria.

 

 

Fonte: Linkiesta →
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