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Giovedì, 28 Marzo 2024

"Professoressa, la prego di bocciare mio figlio. Sennò non potrà lavorare"

Un'insegnante scrive a Repubblica, per denunciare "la novità" nelle telefonate dei genitori prima della maturità. Legata, in maniera drammatica, al mondo del lavoro, che si adegua velocemente alle ventilate novità in fatto di contratti e requisiti richiesti

Gentile redazione,
Insegno italiano in un istituto tecnico romano e sono commissario interno agli esami di maturità dei miei studenti.
In venti anni di servizio sono tante le cose che mi hanno dato soddisfazione, tanti gli studenti che imparando mi hanno insegnato delle cose. Tanti i sorrisi dopo le promozioni. Qualche più raro, ma impagabile, ringraziamento postumo.

Un'insegnante scrive a Repubblica, per denunciare "la novità" nelle telefonate dei genitori prima della maturità. Legata, in maniera drammatica, al mondo del lavoro, che si adegua velocemente alle ventilate novità in fatto di contratti e requisiti richiesti.

Ma stamattina ho ricevuto una telefonata che mi ha sconvolto.
Il padre di uno dei miei maturandi, che chiamerò Andrea, mi ha chiesto di bocciare il ragazzo. Andrea è stato uno studente molto volenteroso durante tutto l'anno e non è tra quelli che rischiano in alcun modo la bocciatura. Figlio di una famiglia dignitosa della periferia romana si è barcamenato con caparbia tra lo studio e il lavoro a nero in una pizzeria per aiutare la famiglia.
Non conoscevo il padre del ragazzo e inizialmente pensavo stesse scherzando. Solo dopo le sue insistenze accorate ho capito che diceva sul serio. Mi ha spiegato che i proprietari del ristorante dove Andrea lavora gli hanno assicurato che potevano finalmente assumerlo in maniera stabile grazie alla nuova legge sul lavoro in cui le agevolazioni sono però riservate unicamente a ragazzi senza diploma.

Io non so davvero cosa fare e spero di essere incappata in un caso limite. Mi chiedo però come sia stato possibile concepire una legge che premiando i giovani privi di diploma rischia di incentivare l'abbandono scolastico. È l'ennesima umiliazione del mio lavoro come di quello di tanti colleghi che nonostante tutto buttano il cuore e l'anima oltre le carenze strutturali della pubblica istruzione. Mi domando a questo punto quale senso abbia il mio lavoro.

Fonte: La Repubblica →
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