I prossimi profughi ambientali saremo noi italiani
Cemento, deforestazione e incuria: tutte cause dei cambiamenti climatici in corso. La conseguenza sono i profughi ambientali: chi scappa dalla propria casa dopo le catastrofi di natura metereologica
Sempre più nel nostro Paese si è parlato di "dissesto idrogeologico" e alluvioni e allagamenti sono all'ordine del giorno: basti pensare ai nubigragi del "maltempo" che hanno colpito negli ultimi anni tutte le regioni italiane. Una catena di eventi naturali che causa vittime, ferite, milioni di euro di danni e migliaia di sfollati. Chi per colpa di questi eventi perde una casa è un "profugo ambientale": coloro che sono costretti a trasferirsi "altrove" dopo un disastro di questo tipo. Un fenomeno che, in maniere più o meno drammatiche, riguarda tutti i Paesi del mondo, compreso il nostro.
Secondo l'ultimo "Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana da frane e inondazioni - 2014" del Cnr-Irpi (Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica) lo scorso anno risultavano evacuate o senzatetto in Italia oltre 3.300 persone per frana e 6.600 per inondazione. Mentre nel solo periodo 2009-2013 sono state evacuati, rispettivamente, 14.000 e 31.000 italiani. Le vittime del dissesto idrogeologico non sono un fenomeno da "Terzo mondo" e sono in aumento anche nel Belpaese.