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Giovedì, 28 Marzo 2024

"Chi prende il reddito di cittadinanza cerca lavoro in nero"

L'inchiesta del Corriere: "C’è difficoltà a reperire personale. In tanti vengono a fare il colloquio e poi ci rispondono che preferiscono restarsene a casa, coperti da reddito di cittadinanza, bonus o altre forme di sostegno"

Il Corriere della Sera pubblica oggi un'inchiesta a firma di Federico Fubini e Goffredo Buccini in cui si parla del reddito di cittadinanza e si mettono insieme tutti i casi in cui i percettori hanno cercato (e in alcuni casi sono riusciti a farsi assumere) lavoro nero per "arrotondare" il sussidio. Si parte dal racconto del direttore dell'Istituto clinico De Blasi Eduardo Lamberti: 

Oggi nella provincia di Reggio Calabria un abitante su dieci vive in una famiglia che percepisce assegni da reddito di cittadinanza. Per alcuni, l’assegno è diventato un doppio atout. Non si prende il reddito perché si è senza lavoro, ma si cerca lavoro (nero) perché si prende il reddito: e dunque ci si può mettere sul mercato a metà prezzo.

Con un ulteriore «vantaggio» per gli imprenditori disinvolti, come spiega Lamberti (che di offerte simili racconta di averne «rifiutate a decine»): «Per i disonesti è una manna, uno può mandare via quando vuole il dipendente privo di tutela normativa. Diventa un… investimento imprenditoriale il reddito di cittadinanza. Ma secondo me è una gigantesca istigazione a delinquere», conclude il settantenne medico calabrese, un tempo assessore alla polizia locale nella giunta di Italo Falcomatà, il sindaco-mito della «primavera di Reggio».

"Lavoro? No, preferisco il reddito di cittadinanza"

Poi si passa agli albergatori di Jesolo, il cui rappresentante qualche tempo fa aveva emesso questo comunicato: «C’è difficoltà a reperire personale. In tanti vengono a fare il colloquio e poi ci rispondono che preferiscono restarsene a casa, coperti da reddito di cittadinanza, bonus o altre forme di sostegno». Poi c'è la storia della Guardia di Finanza che ha scovato 101 ‘ndranghetisti tra Gioia Tauro, Aspromonte e Reggino che percepivano il contributo.

Un’architetta posillipina che preferisce, comprensibilmente, l’anonimato, sostiene che a Napoli «i lavori nei cantieri si fanno quasi tutti in nero o con una fatturazione minima, dall’intonaco alla pittura. I lavoratori prendono il reddito di cittadinanza come una pensione, lo mettono da parte, per un futuro di cui hanno paura. E per gli imprenditori è difficilissimo trovare lavoratori diversamente: a 800 euro, quelli se ne stanno a casa». E non solo al Sud.

A Milano, l’Agenzia per la formazione e l’orientamento al lavoro (Afol) ha lanciato un progetto rivolto a un piccolo gruppo di percettori del sussidio, performazione da meccanico, banconista e addetto alla logistica, con una chance di inserirsi nelle aziende partner: tra ragioni familiari, depressioni e assenze dell’ultimo minuto, su un centinaio di selezionati ne è spuntata una metà scarsa ridotta poi a trenta volenterosi.

Il rischio sommossa per lo stop al reddito di cittadinanza in Sicilia

Fonte: Corriere della Sera →
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