Addio redditometro, il Fisco non lo usa più
Sarebbe dovuto servire a stanare chi nasconde all’Erario molti più redditi di quanti non disponga, ma ormai il redditometro è marginale: lo sancisce anche la Corte dei conti nell’ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato
Addio redditometro, lo strumento di accertamento che era stato presentato e sbandierato come un grande passo avanti nella lotta all'evasione fiscale non è praticamente più utilizzato.
Sarebbe dovuto servire a stanare chi nasconde all’Erario molti più redditi di quanti non disponga, ma ormai il redditometro è marginale: lo sancisce anche la Corte dei conti nell’ultima relazione sul rendiconto generale dello Stato.
I numeri parlano chiaro: 2.812 accertamenti con un calo del 52% sul 2015 e addirittura di oltre il 92% sul 2012: l’esito finanziario nel 2016, cioè quanto ritorna nelle casse pubbliche, è stato di appena due milioni, briciole rispetto ad aspettative che pronosticavano 741,2 milioni di euro nel 2011, 708,8 nel 2012 e 814,7 milioni nel 2013.
Va detto che il recupero dell’evasione, grazie anche alla voluntary disclosure, non va male anzi: è cambiata la filosofia di contrasto che punta meno su controlli invasivi e più sui controlli incrociati automatizzati sulla grande quantità disponibile di dati sui contribuenti.
Inoltre i numeri suggeriscono, scrive il Sole 24 Ore, che è più redditizio in termini di recupero dell’evasione puntare sui controlli automatizzati (tanto per le imposte dirette che per l’Iva), i quali pur riducendosi in termini numerici (da 6,65 a 5,97 milioni) hanno visto aumentare le entrate di 1,1 miliardi tra il 2015 e i
Il redditometro perde appeal, perché è un tipo di accertamento più lungo e che richiede un doppio contraddittorio. Con il paradosso che le garanzie poste a tutela del contribuente ne hanno frenato l’utilizzo.