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Giovedì, 25 Aprile 2024

Mangia panino in orario di lavoro e viene licenziata: "Deve essere reintegrata"

Una madre di famiglia dipendente per quattordici anni nello stesso supermercato di Giulianova era stata cacciata per aver consumato prodotti prelevati dallo scaffale durante il suo orario di servizio: il caso è raccontato dall'Espresso

Ha perso il posto per aver mangiato un panino in orario di lavoro.

Una madre di famiglia dipendente per quattordici anni nello stesso supermercato era stata cacciata per aver consumato prodotti prelevati dallo scaffale durante il suo orario di servizio. Ora la Cassazione l'ha fatta reintegrare. Ma il suo non è l'unico caso, come racconta l'Espresso in un lungo articolo che esemplifica meglio di mille discorsi alcune logiche perverse dell'attuale mercato del lavoro. 

Solo in Cassazione la donna, che oggi  ha 57 anni, sposata e con figli, ha visto riconosciuti i suoi diritti. 

Il supermercato di Giulianova la deve reintegrare: era stata licenziata in tronco per aver mangiato un panino farcito con prodotti prelevati dallo scaffale (era addetta alle vendite) durante il suo orario di servizio. Il giudice parlò di “sottrazione di beni aziendali”.

Era l’8 agosto del 2012. La dipendente prelevò dal suo reparto una confezione di salmone, una bibita dissetante e un panino. Li consumò, ma poi, stando a quanto dichiarato dai dirigenti del supermarket, non li voleva pagare. Lei sostiene che avrebbe pagato a fine turno.

"È emerso chiaramente - spiega la difesa della donna - che la lavoratrice ha prelevato i prodotti senza nascondersi o occultarli e li ha consumati davanti a tutti: tant'è vero che è stata subito vista dai responsabili aziendali e ha gettato le confezioni nello stesso cestino del bancone dove lavorava, dove tutti quindi potevano vederle e trovarle, mentre se avesse voluto occultarli li avrebbe certamente fatti sparire in altro modo. E avrebbe pagato a fine turno. Questa decisione è abnorme, eccessiva e sproporzionata. Al massimo si poteva comminarle una multa".

Ora la magistratura ha ribaltato definitivamente le sorti professionali e umane della donna, spendendo queste parole: “Non c’è stata nessuna appropriazione nel luogo di lavoro di beni aziendali. In mancanza di ulteriori elementi, deve darsi necessario rilievo al modestissimo valore della merce consumata, ma soprattutto alla storia lavorativa della dipendente che pacificamente, nel corso di quattordici anni, non è stata mai oggetto di alcun richiamo disciplinare…”.

Fonte: L'Espresso →
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