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Giovedì, 25 Aprile 2024

Il record del governo Renzi nell'export di armi (con il boom dell'Arabia Saudita)

Durante il governo Renzi l’Italia ha toccato il picco nelle esportazioni di armi: un record ottenuto anche grazie alle commesse arrivate proprio da Riad.

Oggi Matteo Renzi rilascia un'intervista ad Augusto Minzolini sul Giornale in cui il leader di Italia Viva punta il dito sui pm "orfani di Conte" per l'attacco che sta subendo sul caso Khashoggi e sul duetto con Mohammed Bin Salman: "Resto allibito ma non sorpreso, perché avverto un clima di odio e di rabbia che cova in una parte dell’establishment di questo Paese rimasto legato agli equilibri del governo passato che non si dà per vinto...". Intanto però su La Stampa Raphael Gualazzi parla dell'export di armi dell'Italia e segnala che durante il governo Renzi l’Italia ha toccato il picco nelle esportazioni: un record ottenuto anche grazie alle commesse arrivate proprio da Riad.

Nel 2013, l’anno precedente all’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi, l’Italia aveva autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 2,1 miliardi di euro. Ma questa cifra, nel corso dei 1024 giorni passati al governo, è cresciuta del 581% arrivando a toccare i 14,6 miliardi di euro come documentato da Giorgio Beretta dell’Opal di Brescia, l’osservatorio permanente sulle armi leggere.

L'export di armi italiane nel 2016 è andato a Paesi nelle aree di maggior tensione nel mondo, Nord Africa e Medioriente. E tra questi c'è proprio l'Arabia Saudita, che negli anni di Renzi ha ottenuto  l’autorizzazione a ricevere oltre 855 milioni di euro in armamenti contro i poco più di 170 milioni del triennio successivo. In particolare, spiega ancora il quotidiano, a spingere verso l'alto la cifra è stata l'autorizzazione "alla più massiccia esportazione di bombe che l’Italia abbia mai rilasciato. Si tratta di quasi 20.000 ordigni commissionati alla Rwm Italia per un ammontare di 411 milioni di euro".

Il numero Mae dell’operazione è il 45650. È un numero importante perché, essendo progressivo, fornisce un’indicazione temporale: è nel 2014, quindi già con Renzi al governo, che iniziano le trattative per la commessa. L’autorizzazione effettiva arriverà però solo nel 2016 ma anche questa indicazione temporale è importante perché all’epoca le Nazioni Unite avevano già condannato i bombardamenti effettuati dalla Royal Saudi Air Force su centri abitati, ospedali e scuole dello Yemen.

A oggi la guerra in Yemen ha prodotto oltre 133 mila vittime, delle quali 12.000 civili, a cui si aggiungono 3,6 milioni di sfollati. Che nel conflitto siano stati utilizzati gli ordigni che l’Italia ha venduto all’Arabia Saudita è documentato. Come abbiamo raccontato, Renzi intanto ha annunciato una querela al Fatto Quotidiano e a Marco Travaglio per il titolo in prima pagina in cui si scriveva che "si tiene i soldi insanguinati" mentre persino uno come Giuliano Ferrara sul Foglio scriveva che "con Bin Salman ha fatto qualcosa di più e di peggio di una gaffe, un errore politico. Non avrebbe dovuto fare quell’intervista sul Rinascimento saudita con Lucrezio Bin Borja, assassino di un giornalista d’opposizione con sega elettrica incorporata. Non in quel modo, non con quelle parole, non con quella faccia tra l’impudente e l’imbarazzato, non in quel momento. Sarà rimproverato finché campa per un gesto troppo disinvolto e immoralistico, se lo dico io credetemi, difficile scampare a un errore politico in un ambiente di finti moralisti". Intanto i suoi fanno circolare scatti che ritraggono Bin Salman alle prese con le strette di mano di Obama, Conte, Merkel, Macron, Johnson e così via, dimenticando che si tratta in tutti questi casi di incontri ufficiali tra rappresentanti delle istituzioni, non di (libere) scelte di un senatore italiano a capo di una forza politica. 

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Da questo cul-de-sac politico in cui ha fatto di tutto per infilarsi però Renzi difficilmente riuscirà ad uscire con una battuta o un'autointervista. E questo perché è stato lui a decidere di diventare parte della propaganda di un paese che ha bisogno di ricostruirsi una reputazione (e nemmeno ci riesce) e di farlo senza nemmeno rendersi conto (e si capisce quando parla di tasse pagate in Italia per il compenso - e ci mancherebbe...) che sta vendendo la sua presenza ai sauditi per qualcosa di diverso dal "Nuovo Rinascimento", facendosi pagare la sua influenza e la sua reputazione in un momento storico talmente inopportuno che, come ha ricordato Stefano Feltri su Domani, persino grandi gruppi come il New York Times e la Cnn hanno boicottato la Future Investment Initiative. Ma tutto questo Renzi non lo dice. 

Fonte: La Stampa →
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