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Venerdì, 19 Aprile 2024

L'italiano da 10 mesi nelle prigioni della Guinea: "Ha contratto 5 volte la malaria"

L'ex moglie ricorda: "Con una telefonata in piena notte mi annunciò che stavano andando a prenderlo e che non sapeva che fine avrebbe fatto"

Un cittadino italiano da 10 mesi è prigioniero nelle celle della Guinea Equatoriale. Il suo nome è Roberto Berardi, è un imprenditore. La Repubblica racconta la sua storia. L'ex moglie ricorda: "Con una telefonata in piena notte mi annunciò che stavano andando a prenderlo e che non sapeva che fine avrebbe fatto".

Nel "continente nero" Berardi non era un novellino. Ci lavorava da 20 anni e aveva formato una società di costruzioni con il figlio del presidente Teodoro Obiang: il 40% delle azioni era in suo possesso, il 60% nelle mani di "Teodorìn".

Ma dopo aver scoperto alcune strane operazioni sul conto corrente dell'impresa aveva chiesto spiegazioni. E' stato preso da casa, portato via, accusato di frode fiscale, condannato al pagamento di 1,2 milioni di euro e sbattuto in carcere.

Il socio di Berardi non è uno stinco di santo. Teodorìn Nguema Obiang Mangue è il figlio del presidente della Guinea Equatoriale Teodoro Obiang Nguema Mbasogo e su di lui pende attualmente un mandato di cattura internazionale emesso dalla Francia per appropriazione indebita di fondi pubblici e riciclaggio di denaro. Suo padre è il presidente che nelle elezioni del 2004 ha ottenuto 98 seggi su 100, un dittatore.

Roberto è rinchiuso nel carcere di Bata, senza ricevere visite, cure mediche e cibo sufficienti. Ha contratto 5 volte la malaria ed è dimagrito molti chili. C'era una ragazza che riusciva a portargli da mangiare ogni tanto. Un giorno, però, di ritorno dal carcere verso casa, è stata fermata, picchiata, e ha trovato la sua casa completamente distrutta.

L'unica responsabilità di Berardi "è stata quella di non accorgersi in tempo di quanto stava accadendo e, invece di scappare, di chiederne conto in consiglio di amministrazione".

Che ruolo ha avuto il ministero degli Esteri italiano? La Farnesina, contattata da Repubblica.it, ha dichiarato che l'assistenza consolare e l'azione di sensibilizzazione è avvenuta attraverso "la nostra ambasciata a Yaoundè, in Camerun, anche per il tramite del Console spagnolo a Bata. Costanti le visite nel luogo di detenzione e i contatti con il connazionale da parte di persone di riferimento dell'ambasciata. Numerosi sono stati, inoltre, gli interventi di sensibilizzazione presso le competenti autorità locali".

Fonte: Repubblica.it →
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