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Giovedì, 25 Aprile 2024

Rodotà non entra nel comitato dei saggi: "La Costituzione non si cambia senza il Parlamento"

In un'intervista il costituzionalista spiega perchè non entrerebbe mai tra i 'saggi' che saranno chiamati a modificare la Carta: "Una commissione estrenea al Parlamento è anomala"

"Modificare le norme sulla revisione costituzionale che costituiscono la più intensa forma di garanzia rischia di mettere in discussione l'intero impianto della Costituzione". A parlare, e ad attaccare, è Stefano Rodota che, in un'intervista a Repubblica, chiarisce che non entrerà nel comitato di saggi che il governo sta per istituire al fine di agevolare il percorso di riforme istituzionali.

Il motivo è semplice: non intende accettare procedure extraparlamentari nella revisione della Carta. Ad ogni modo, precisa, "finora" nessuno lo ha chiamato, ma "l'idea di una commissione estranea al Parlamento" non gli è "congeniale".

La via corretta delle riforme costituzionali è quella Parlamentare

Il costituzionalista spiega che non è contrario alle riforme, anzi, "modifiche come quelle riguardanti il bicameralismo e la riduzione del numero dei parlamentari vanno nella direzione giusta", ma "si dovrebbe cominciare in Parlamento e nella sede specifica delle commissioni affari costituzionali", e non costruendo "una sorta di terza Camera, con le due commissioni che scelgono al loro interno i membri di una commissione speciale che procede a redigere il testo delle nuove norme".

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