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Giovedì, 28 Marzo 2024

Lo sfogo di Sabrina Misseri: "Nessuno crede alla mia verità, non chiamatemi assassina"

Alla sorella scrive: "Non voglio più saperne di niente, scusami se non ti telefonerò ma non sto bene, questa botta non riesco a reggerla". L'articolo della Stampa

Sabrina Misseri, in carcere da quattro anni per l’omicidio della cuginetta Sarah Scazzi, scrive alla sorella Valentina e continua a dirsi innocente.

Un mese fa la Cassazione ha respinto il ricorso dei suoi legali, Franco Coppi e Nicola Marseglia, che avevano puntato agli arresti domiciliari.

"Nessuno crede alla mia verità" dice la 26enne che è stata condannata all'ergastolo insieme alla madre Cosima Serrano.

Alla sorella scrive: "Non voglio più saperne di niente, scusami se non ti telefonerò ma non sto bene, questa botta non riesco a reggerla... Preferisco mollare piuttosto che continuare, qui dentro non uscirò mai, non vogliono credermi e non so più cosa fare. Non ce la faccio più... tutto ha un limite, sono un essere umano".

"La Cassazione è stata sempre la mia speranza e adesso sto sprofondando nel buio" scrive Sabrina Misseri.

«Non riesco a reggere più l’etichetta dell’assassina», scrive Sabrina. «Il vomito è aumentato per l’agitazione.... perché devo subire tutto questo, non c’è mai una notizia buona, sono passati quasi 4 anni, ero entrata a 22 e adesso ne ho 26, e più si va avanti è sempre peggio».  E ancora: «Ho bisogno di sfogarmi, sto talmente male con gli occhi, non sto vedendo bene. Mi è venuto mal di testa a furia di piangere, non riesco a calmarmi, mi stanno attraversando mille pensieri brutti... La verità è che non ci sarà giustizia, la giustizia non esiste».

Maria Corbi sulla Stampa scrive che il suo legale Franco Coppi cerca di darle speranza: "Ma non è facile, perché credo fermamente nell’innocenza di questa ragazza», spiega. "È una cosa indegna di un Paese civile che un imputato sia pure accusato di un gravissimo delitto si trovi ristretto in carcere quando dopo 4 anni dall’inizio della custodia cautelare ancora non si conosce la data dell’inizio del processo di appello".

Fonte: La Stampa →
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