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Venerdì, 29 Marzo 2024

Nei reparti e a casa dei pazienti Covid, la missione delle scrutinatrici coraggiose (per 135 euro)

Il racconto di Melissa Pesaresi e Viviana Valletta ad AnconaToday. "Un dovere civico", anche se "lo Stato prevede un compenso inadeguato"

Bardati come austronauti, con camice, calzari, visiera, doppi guanti e doppie mascherina: è la corazza anti-contagio delle scrutinatrici dei seggi Covid allestiti all'ospedale Torrette di Ancona. Per loro c'è stato prima un corso di formazione, poi la consegna di un kit di sicurezza e via al lavoro, nei reparti o a casa degli elettori in quarantena per raccogliere le schede. Il tutto per 135 euro per due giorni. AnconaToday ha intervistato Melissa e Viviana, presidentesse dei seggi volanti dell'ospedale che ha visto impegnati in tutto 18 scrutinatori.

Melissa Pesaresi, presidente del seggio 96-S, è stata chiamata pochi giorni fa dopo la rinuncia di un altro presidente di seggio. Racconta come ha fatto votare un malato di Covid ricoverato nel reparto di malattie infettive. Abbiamo verificato i documenti, l’abbiamo riconosciuto a distanza, ma non è che ce ne fosse bisogno - spiega -. Grazie a un’infermiera del reparto gli abbiamo consegnato la scheda elettorale e poi ce la siamo fatti restituire: l’abbiamo inserita in una busta sigillata insieme alla matita che ha utilizzato, opportunamente igienizzata. A Malattie Infettive hanno votato una decina di pazienti, poi siamo passati agli altri reparti. Paura? No, abbiamo tutte le protezioni del caso. Piuttosto, è stata dura sostituire gli scrutinatori che all’ultimo hanno dato forfait".

Viviana Valletta invece, presidente del seggio 95-S, ha fatto le visite a domicilio. "Ci spostiamo in tre, assistiti dai volontari della Protezione civile comunale – dice – Ieri abbiamo cominciato alle 7 del mattino al porto, dove 5 marinai di una nave in partenza si sono messi in isolamento, anche se non hanno il Covid. Poi abbiamo fatto votare altre tre persone tra Polverigi, Chiaravalle e la Grancetta. In realtà, poche persone hanno chiesto di poter effettuare il voto a domicilio: resta il fatto che è un lavoro durissimo perché è laborioso, lungo e siamo bardati dalla testa ai piedi. Ma per noi è come una missione: rispondiamo a un dovere civico per il quale, però, lo Stato prevede un compenso inadeguato, appena 135 euro per due giorni, che poi sono tre perché il sabato l’abbiamo passato a predisporre i seggi e a seguire un corso Covid. Nessun ripensamento, comunque. E soprattutto, nessun timore".

Fonte: AnconaToday →
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