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Martedì, 23 Aprile 2024

Ice Bucket, svolta nella ricerca sulla Sla grazie alle secchiate di ghiaccio

Un gruppo di ricercatori americani ha pubblicato su Science Magazine i risultati degli esperimenti di laboratorio resi possibili grazie ai milioni raccolti con l'iniziativa benefica lanciata nell'estate del 2014

L'anno scorso c'era chi criticava l'Ice Bucket Challenge, l'iniziativa benefica lanciata nell'estate 2014 per raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica. Persone comuni, vip e politici fecero a gara per riprendersi mentre si gettavano addosso secchiate di acqua ghiacciata, mentre in molti invece preferirono firmare assegni in silenzio.

A distanza di un anno, però, sembra davvero che quelle secchiate siano servite a qualcosa. Grazie ai 220 milioni di dollari raccolti negli Usa e ai 106 milioni di euro donati all'ASL Association, la comunità scientifica festeggia i primi risultati concreti ottenuti nell'ambito della ricerca sulla Sla.

Lo rivela un team di ricercatori americani della John Hopkins University, autori di uno studio pubblicato sulla rivista Science. Gli scienziati hanno infatti rivelato il ruolo chiave svolto da una proteina, chiamata TDP-43, che "decodifica" il Dna, nell'insorgenza della malattia. Si tratta di una scoperta "rivoluzionaria" inseguita per dieci anni, ha detto il dottor Jonathan Ling in un video su Youtube comparso nel canale della John Hopkins University. "Quei soldi sono arrivati proprio al momento giusto", ha concluso invece il collega dottor Philip Wong. 

Grazie ai fondi raccolti, i ricercatori sono riusciti a scoprire che nei soggetti malati di Sla la proteina TDP-43 si scompone e si "incolla" alle cellule, perdendo così la sua capacità di leggere il dna e provocando la morte dei nuclei cerebrali. Durante i test, i ricercatori hanno iniettato nei neuroni di topi di laboratorio una proteina dalla struttura e dal meccanismo simili a quelli della TDP-43 e hanno scoperto che le cellule del cervello delle cavie si riattivavano e tornavano alle loro normali funzioni. L'esperimento può rivelarsi un metodo efficace per rallentare o addirittura frenare l'avanzata della malattia.

Fonte: Science Magazine →
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