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Venerdì, 26 Aprile 2024

Parla Stefano Rodotà: "Prodi mi ha chiamato, Bersani non si è nemmeno degnato"

Il Fatto Quotidiano intervista l'ex candidato alla presidenza della Repubblica del Movimento 5 Stelle, Stefano Rodotà. Che chiarisce molti aspetti inediti della "vicenda" legata alla sua candidatura, e si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa

Le è stato rimproverato anche di non aver preso in mano il telefono e contattato il Pd.

Ma per quale ragione dovevo chiamarli io? Il mio telefono e la mia email, durante la campagna elettorale, sono stati largamente contattati. Io, che nelle altre campagne elettorali mi ero molto tenuto in disparte, questa volta, vedendo il rischio, sono intervenuto. E poi guardi: il Pd mi aveva chiesto di candidarmi alle ultime europee, come capolista nel Nord-Est. Ho rifiutato, come ho sempre fatto da quando sono uscito dal Parlamento. Poi, me lo aveva chiesto con grandissimo garbo anche Nichi Vendola. Ma non avevo nessun dovere verso di loro. Dovevo forse chiedere il permesso al Pd per accettare la candidatura del Movimento 5 Stelle? Ma siamo pazzi? Loro credono di essere i proprietari delle vite altrui. Devo spiegare perché doveva essere Bersani a chiamarmi? Perché, più o meno responsabilmente, guida un partito e quando si crea una situazione di conflitto tra persone provenienti dallo stesso mondo, è lui che deve prendere l’iniziativa. Sa cosa le dico? Romano Prodi dal Mali mi ha telefonato.

Il Fatto Quotidiano intervista l'ex candidato alla presidenza della Repubblica del Movimento 5 Stelle, Stefano Rodotà. Che chiarisce molti aspetti inediti della "vicenda" legata alla sua candidatura, e si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa.

Resta l’inspiegabile fatto che gli uomini del Pd si aspettavano che lei li chiamasse.

Quando hanno bisogno di me si fanno vivi, quando invece io assumo un ruolo rispetto al quale loro dovrebbero esprimersi, scompaiono.

Eugenio Scalfari ha scritto su Repubblica che il suo nome proprio non gli era venuto in mente. Eppure a giugno dell’anno scorso (precisamente il 2, festa della Repubblica, sic) il nostro giornale la intervistò perché proprio Scalfari aveva parlato di lei per una lista di intellettuali che facessero da “stampella” al Pd.

Sono rimasto molto sorpreso. Ho trovato l’attacco di Scalfari inutilmente aggressivo e del tutto infondato per quanto riguarda i dati di fatto. E il complessivo significato politico di quello che è avvenuto.

Ultima: nessuno ha spiegato perché il Pd non ha voluto convergere sul suo nome.

Chissà. Forse avevano già definito una strategia che poi si è rivelata rovinosa: io ero probabilmente in rotta di collisione.

Fonte: Il Fatto Quotidiano →
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