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Venerdì, 29 Marzo 2024

"Dopo l'esplosione mi sono svegliato sotto un treno, intorno a me c'era il caos"

Il racconto di uno dei sopravvissuti alla mattanza del 2 agosto 1980: "Ci ho messo 35 anni per salire di nuovo su un treno"

Nell'estate del 1980 Tonino Braccia faceva il carabiniere a Bologna. Era stato trasferito lì da un paio di mesi (lui è abruzzese) e il 2 agosto era un giorno speciale per lui, un giorno di permesso: sarebbe partito per Roma in occasione del matrimonio di una parente. Arrivato in stazione intorno alle dieci ha fatto il biglietto e in attesa del suo treno si è accomodato nella sala d'attesa. 

Poi, all'improvviso, il buio. Braccia non si è neppure reso conto dell'esplosione, ha riaperto gli occhi grazie a un getto d'acqua fredda e ha capito di essere finito sotto un treno. Sulle prime ha pensato di essere stato investito da un convoglio. Ma così non era. Non poteva sapere dei 23 kg di esplosivo piazzati nella sala d'attesa della stazione. "A farmi riprendere i sensi - racconta il 58enne a Erika Bertossi di BolognaToday - è stata l'acqua della toilette del treno che mi sovrastava, mentre tutto intorno era il caos, il panico. Ero steso sul primo binario immobilizzato, sotto un treno, un braccio non lo sentivo più e con l'unico occhio che sono riuscito ad aprire ho visto persone distese, forse morte. Vedevo tutto giallo, tanta polvere e poi finalmente sono arrivati i soccorsi". 

Nel tragitto verso l'ospedale Sant'Orsola Tonino è svenuto di nuovo, poi (gli hanno detto 14 giorni dopo) è stato in coma farmacologico fino al 16 agosto: "Quando mi sono risvegliato dal coma mi hanno raccontato ciò che era successo e mi sono ritrovato con un dito della mano amputato, omero, femore e anca rotti, un braccio che non sarebbe mai più tornato come prima. Mi hanno ricostruito tutto il corpo, ma i segni li avrei portati per sempre, insieme a una invalidità del cento per cento". 

Tonino ci ha messo 35 anni a salire di nuovo su un treno. "L'ho fatto proprio per tornare a Bologna e raccontare la mia storia insieme all'Associazione fra le vittime della strage alla stazione". 

Tonino Braccia collage-2-2

Come è andata avanti la sua vita? "Fra un ospedale e l'altro per anni. Sono tornato in Abruzzo e mi sono sposato. Ho avuto un figlio che oggi ha 32 anni (e vive a Bologna ndr), poi da un secondo matrimonio ne è arrivato un altro, che oggi ha 13 anni. Essere sopravvissuto ha avuto in grande significato per me, che sono credente, ma è stata molto dura. Quando mio figlio si chiedeva perchè il suo papà non lo teneva in braccio, perchè non andava con lui in bicicletta come facevano gli altri padri...allora gli ho raccontato cosa mi era successo. Lo Stato mi è stato vicino, sono stato messo in pensione a soli 31 anni (frustrante non riuscire più a fare il lavoro che amavo) e mi è stata riconosciuta l'invalidità". 

Fonte: BolognaToday →
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