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Giovedì, 25 Aprile 2024
La condanna / Giappone

Il killer di Twitter che uccideva "per il gusto di farlo" è stato condannato a morte

Takahiro Shiraishi era accusato di aver ucciso otto donne e un uomo. Li aveva adescati sul social network. Nella sua casa vennero trovate le teste mozzate delle vittime

L'aula dove è stato letto il verdetto poteva contenere solo 14 persone. Se ne sono presentate almeno 400 per ascoltare le parole del giudice. Parole gravi e capitali. È stato condannato a morte Takahiro Shiraishi, conosciuto in Giappone come il “killer di Twitter”. L'uomo è accusato di aver ucciso otto donne e un uomo. Tutti uccisi dopo averli contattati sul noto social network. La sentenza ai suoi danni è arrivata martedì dopo un controverso iter processuale. Shiraishi aveva contattato alcune persone che avevano intenzione di togliersi la vita. In alcuni casi aveva promesso loro di suicidarsi o comunque di accompagnarli a compiere l'estremo passo. La realtà era purtroppo diversa.

Gli omicidi e la teoria del suicidio assistito

La teoria dell'accompagnamento alla morte è stata sostenuta in un primo momento anche dalla difesa dell'imputato. I suoi legali volevano che l'accusa ai suoi danni venisse derubricata in “omicidio con consenso”, sostenendo che le persone gli avevano dato il permesso di ucciderle. Probabilmente in questo modo avrebbe evitato la pena capitale. Nel corso del processo è stato, però, lui stesso a smentire i suoi legali ammettendo di aver ucciso le persone senza il loro consenso. Lo ha fatto in modo barbaro arrivando a strangolarle e amputare i pezzi del loro corpo. L'uomo è stato arrestato nel 2017 quando all'interno della sua abitazione vennero trovate delle parti di corpi delle sue vittime. Si trattava prevalentemente di donne tra i 15 e i 26 anni uccise tra l'agosto e l'ottobre del 2017.

La casa degli orrori 

L'abitazione dove sono stati scoperti i resti è stata definita “la casa degli orrori”. Mai come in questo caso la definizione non è esagerata. Dove viveva l'uomo sono state trovate le teste mozzate delle vittime oltre ad altri resti come ossa di braccia e gambe. Il tutto era nascosto all'interno di refrigeratori o addirittura cassette degli attrezzi. Gli omicidi vennero scoperti ad Halloween del 2017 nella città di Zama, non lontana da Tokyo. Il caso scatenò il dibattito sui suicidi in Giappone. Una vera e propria piaga sociale nel Paese. Secondo alcuni internet e i social network avrebbero avuto un ruolo nell'accentuare questa tendenza.

Il ruolo dei social media 

Così Shiraishi si era insinuato nelle vite di persone che erano a un passo dal fare una scelta drammatica. In ogni caso il giudice ha dichiarato nel dispositivo di sentenza che “nessuna delle vittime aveva dato il permesso a essere uccisa”. Il caso ha sconvolto l'opinione pubblica giapponese tanto da far modificare a Twitter anche le sue linee guida stigmatizzando chiunque volesse "promuovere o incoraggiare il suicidio o l'autolesionismo" sulla piattaforma. Il Giappone è una delle poche democrazie avanzate a mantenere la pena di morte. Il padre di una vittima di 25 anni ha detto alla corte il mese scorso che "non perdonerà mai Shiraishi anche se muore. Anche adesso, quando vedo una donna dell'età di mia figlia, la scambio per lei. Questo dolore non se ne andrà mai” ha dichiarato l'uomo.

Takahiro Shiraishi: il killer che ha ucciso nove volte per il gusto di farlo

Fonte: Bbc →
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