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Giovedì, 25 Aprile 2024

Tasse, ecco i premier che hanno "spremuto" di più gli italiani

Secondo lo studio fatto dal quotidiano Il Tempo, lo scettro del più "rapace" in termini di imposizioni fiscali spetta all'ex presidente del Consiglio Romano Prodi

ROMA - Filippo Caleri, giornalista del quotidiano Il Tempo, ha analizzato tutte le tasse imposte dai governi che si sono succeduti negli ultimi 24 anni a Palazzo Chigi. Chi più, chi meno, tutti hanno "spremuto" i portafogli degli italiani. Ma chi vince in questa speciale classifica?

Secondo lo studio fatto dal Tempo, lo scettro del premier più "rapace" in termini di imposizione spetta a Romano Prodi. Nella sua prima esperienza a Palazzo Chigi, dal 1996 al 1994, la pressione fiscale è passata dal 41,4% al 42,2%. Non senza passare per un ben pesante 43,4% nel 1997. L'aumento cumulato alla fine del suo mandato è stato dunque di un +1,3%. La medaglia d'oro nella classifica gli spetta perché anche alla seconda prova governativa, e cioè dal 2006 al 2007, Prodi ha portato il carico fiscale dal 40,1 al 42,7%. Con uno spettacolare incremento di 2,6 punti in soli due anni.

Al secondo posto, puntualizza Il Tempo, c'è Giuliano Amato che nel settembre 1992 avviò la prima manovra lacrime e sangue e mise in una notte le mani nei conti correnti degli italiani. In un sol colpo fece impennare il peso complessivo del fisco dal 39,2% al 41,7 del Pil. Un salto di 2,5 punti. Il successore non fu da meno: Carlo Azeglio Ciampi, nel 1993, aumentò le tasse di un altro punto percentuale.

BERLUSCONI E D'ALEMA: TASSE GIU' - Gli unici che cercarono di ristemare le cose furono Silvio Berlusconi e Massimo D'Alema. Arrivato al comando, il Cav nel 1994 pretese e portò a termine un taglio fiscale. Dal 42,7 del governo Ciampi si arrivò al 40,6% con un taglio della pressione fiscale tagliata del 2,1%. Non solo. Nel 2005 Berlusconi riuscì a farla arrivare al 40,1%. Ma anche il suo "concorrente" dell'epoca non fu da meno. D'Alema nei due anni di esecutivo fece scendere il peso del fisco di quasi un punto.

MONTI E RENZI - Poi ci fu Mario Monti, "l'uomo della provvidenza" chiamato dall'emergenza a salvare il Paese. Il "Professore" prese l'Italia già sotto pressione con un fisco al 42,5% del Pil nel 2011 e riuscì, a colpi di Imu, a portare l'asticella dove mai nessuno aveva osato: 44%, dunque 1,5 punti di Pil sottratti dal fisco in meno di 365 giorni. E Matteo Renzi? Le rilevazioni del Tempo arrivano dal Def e non lasciano prevedere nulla di buono: nel Documento economico e finanziario più aggiornato la pressione fiscale con lui resta al 43,3% del Pil.

Fonte: Il Tempo →
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