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Martedì, 6 Giugno 2023

Tav e Tap svelano le divisioni del governo, Di Maio apre al referendum

Il tema delle grandi opere come cartina tornasole delle anime che compongono la maggioranza legastellata: mentre il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri spiega che la Torino Lione andrà avanti, il ministro Di Maio svela come lo stop all'alta velocità sia dietro l'angolo

"Non abbiamo mai discusso uno stop della Tav". Lo afferma in una intervista al Quotidiano Nazionale il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri: il leghista è convinto che si debba andare avanti anche sul Tap, il gasdotto transadriatico

"Nel nostro contratto si parla di ridiscussione del progetto. Questa non è un'opera periferica ma fa parte di un corridoio europeo e, se non la facciamo, rischiamo di tagliare fuori l'Italia dai collegamenti strategici verso ovest. Tutto si può migliorare, per carità ma temo che uno stop comporti più costi che benefici".

Parole che trovano proprio stamane un contraltare in quelle del vicepremier Luigi Di Maio che parlando a Omnibus su La7 spiega come il governo non si opporrà all'idea del presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino di indire un referendum, e il ministro del lavoro spiega che non autorizzerà mai un'opera che si faccia con poliziotti in assetto antisommossa e fili spinati:

"Gli stanziamenti sono una cosa ma il tema è che il cantiere non va avanti" 

Quanto costa fermare la Tav

A Saint Martin La Porte, a valle di Modane, in Francia, i primi 4,5 chilometri del tunnel di 57 chilometri della Torino-Lione ci sono già e la fresa che scava la galleria procede a un ritmo di 15 metri al giorno. Così come sono stati completati i 20 chilometri di gallerie di servizio che servono ad accedere al tunnel di base. Sul versante italiano sono stati scavati 7 chilometri della galleria geognostica, poco più della metà di ciò che si scaverà sul versante italiano per il tunnel di base: 12 chilometri.

Come ricostruisce Repubblica solo il cantiere di Saint Martin La Porte vale 400 milioni di euro delle opere che complessivamente sono già costate 1,7 miliardi di euro di cui il 75 per cento a carico dell'Unione Europea e Francia.

"Se il ministro dei trasporti Toninelli decidesse di chiudere tutto, dovrebbe restituire a Bruxelles e Parigi qualcosa come 1,3 miliardi di euro. L’Italia dovrebbe pagare le opere di messa in sicurezza delle gallerie già scavate: in tutto 24 chilometri.

Per bloccare la Telt, società mista italo-francese che sta reallizando il tunnel, e che sta appaltando 5 milardi di opere, non basterebbe il no di Toninelli. L’opera, nella sua tratta internazionale, è infatti stata decisa con una legge votata dai due parlamenti e potrebbe essere bloccata solo con un pronunciamento in senso contrario. 

Tav e Tap, il destino delle opere più discusse

Le parole del sottosegretario Armando Siri ammettono forse per la prima volta come all'interno della maggioranza di governo le divisioni siano ben più che poca cosa.

"Equivoci e non detti sono il 98% delle cause dei conflitti. Al primo posto ci deve essere l'interesse generale del Paese, che non può essere tagliato fuori dallo sviluppo del continente".

Siri giustifica il colpo di mano del titolare del suo dicastero, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che la scorsa settimana aveva azzerato il cda di Fs:

"Mazzoncini e il cda hanno lavorato a un progetto e una mission ormai non compatibile con le linee guida del nuovo governo. Noi vogliamo che la priorità di Ferrovie sia quella di garantire un trasporto dignitoso ed efficiente a tutti, anche ai pendolari".

E su Alitalia ammette come la trattativa in corso sia l'ultima occasione per far restare italiana la compagnia. 

"Coinvolgeremo un azionariato industriale che possa garantire ad Alitalia un futuro di crescita senza doverci ritrovare tra due anni a dover ricapitalizzare con soldi pubblici. E individueremo anche il partner più idoneo per sostenere la mission strategica della compagnia."

Fonte: Qn →
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