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Giovedì, 25 Aprile 2024

Tfr in busta paga, "dopo un anno è già un fallimento"

A un anno dal varo del decreto meno dell'1 per cento dei lavoratori ha incassato subito la buonuscita. Il punto de Il Giornale

ROMA - Secondo il governo ne avrebbe approfittato una quota massiccia di lavoratori dipendenti: tra il 40 e il 50 per cento. Obiettivo: "mettere subito in circolazione una quantità di denaro inutilizzata, cioè gli accantonamenti per il Tfr, il trattamento di fine rapporto". Per questo la legge di stabilità per il 2015 ha concesso la facoltà di ottenere subito in busta paga la quota mensile del Tfr spettante, pari alla retribuzione lorda divisa per 13,5.

A un anno dalla sua introduzione, questa novità, che per ora ha una durata limitata a tre anni e riguarda soltanto i dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti (circa 7 milioni di lavoratori e un milione di imprese), "il Tfr nella busta paga è una misura destinata al fallimento"

Le ultime stime diffuse dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro dicono che meno dell'1 per cento dei dipendenti ha chiesto di incassare subito le somme destinate alla liquidazione. "Su un campione di 1.012.740 persone, soltanto 8.420 hanno scelto l'inserimento in busta paga piuttosto che lasciare la somma in azienda, all'Inps o nel fondo pensione scelto. Lo 0,83 per cento".

I motivi del flop sono elencati dagli stessi lavoratori. Il 26 per cento non ha nemmeno valutato l'opportunità mentre il 12 per cento del campione analizzato dai consulenti del lavoro preferisce non ridurre la futura pensione. Per il  62 per cento degli aventi diritto potenziali il problema è un altro: le tasse eccessive. La buonuscita di solito è soggetta a tassazione separata, più favorevole, con un'aliquota del 23 per cento fino a 15mila euro, del 27 fino a 28mila e cresce con altri tre scaglioni fino al 43 per cento sull'ammontare eccedente i 75mila euro. 

In busta paga il trattamento di fine rapporto è considerato parte integrante della retribuzione e dunque viene tassato subito come un reddito normale: subisce quindi l'aliquota ordinaria, è gravato dalle addizionali comunali e regionali sull'Irpef e in aggiunta contribuisce ad accrescere il reddito Isee.

Fonte: Ilgiornale.it →
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