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Mercoledì, 24 Aprile 2024

"La notte del terremoto mia madre mi ha detto: per favore non venire qui"

La testimonianza di Valentina Gatti, figlia di Tiziana Lo Presti, la funzionaria della protezione civile morta a Saletta: "Mi ha salvato la vita. Un presentimento? Forse, non lo so. Sono cose inspiegabili"

"Martedì in quel letto matrimoniale che è diventata la sua tomba, dovevo esserci anch'io. Mia madre mi ha salvato la vita, martedì ha insistito come non mai perché rimanessi a Roma. Un presentimento? Forse, non lo so. Sono cose inspiegabili". A parlare, intervistata dall'Ansa, è Valentina Gatti, figlia di Tiziana Lo Presti, la funzionaria della protezione civile morta a Saletta, frazione di Amatrice, schiacciata dalle macerie della casa materna. 

Titty, come era chiamata dagli amici, viveva a Roma dove - per una beffa del destino - si occupava proprio di emergenze e sismi, ma era tornata in paese per assistere la madre, ricoverata da pochi giorni nell'ospedale locale, lo stesso gravemente danneggiato dal sisma. L'anziana si è salvata, Tiziana invece non ce l'ha fatta.

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Valentina ha raccontato che sua madre non le aveva ancora detto nulla del recente ricovero della nonna, così la ragazza le ha proposto di raggiungerla: "Lei stranamente ha insistito perché non andassi. Mi ha detto che dovevo studiare, che la mia auto era troppo malandata per fare tutti quei chilometri, di stare tranquilla. Domenica sarebbe tornata e insieme saremmo andate due giorni al mare. Sono state le ultime parole che mi ha detto al telefono". 

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Un destino beffardo, quello di Tiziana. "Lei che studiava i terremoti - racconta la figlia - ne è rimasta vittima. Mia madre era stata un anno a L'Aquila dopo il terremoto e tornava a Roma solo per i fine settimana. Aveva aiutato i terremotati a recuperare i loro oggetti nelle case pericolanti e aveva lavorato nelle tendopoli. Mi diceva che era un'esperienza dura stare vicino a chi aveva perso tutto, ma era molto felice di poterli aiutare. Un'esperienza - spiega ancora - che le aveva fatto capire quanto era fortunata ad avere me. La chiamavano tutti 'Sorriso', perché era sempre allegra anche se la vita non era sempre stata generosa con lei".

Fonte: ANSA →
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