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Venerdì, 29 Marzo 2024

Comunità ebraica: "Via il nome di Vittorio Emanuele III da scuole e biblioteche"

La presidente dell'Unione delle comunità ebraiche di Roma chiede al ministro Franceschini di togliere il nome dalle strutture pubbliche di chi firmò nel 1938 le leggi razziali

La Comunità ebraica chiede al ministro dei Beni culturali di togliere da scuole e altre strutture pubbliche il nome di Vittorio Emanuele III.

"Con sgomento - scrive in una nota la presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni - abbiamo in questi giorni potuto constatare, con semplici ricerche, che in Italia esiste purtroppo ancor oggi un lungo elenco di scuole e di biblioteche pubbliche dedicate dagli italiani al re che li abbandonò al loro destino: valga per tutti l'esempio della Biblioteca Nazionale di Napoli, biblioteca pubblica statale, terza per importanza tra le biblioteche italiane, dopo le due Nazionali Centrali di Roma e di Firenze, che ha sede presso il Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito e che dipende dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali".

"Via il nome di Vittorio Emanuele III, firmatario nel 1938 delle Leggi razziste e complice di numerosi crimini commessi dal fascismo nell'arco del Ventennio, dalle scuole e biblioteche a lui intitolate", ribadisce Di Segni, chiedendo con forza un intervento da parte delle istituzioni e del ministro stesso per rimediare "a tale scempio della Memoria, riportando quei luoghi pubblici, deputati al sapere e alla formazione, alla loro giusta vocazione".

Non solo: “Le quotidiane esternazioni del nipote, Vittorio Emanuele di Savoia e del pronipote Emanuele Filiberto, che ancor ieri hanno chiesto a viva voce la sepoltura del loro progenitore al Pantheon, non possono poi che suscitare viva apprensione in tutti noi, in quanto orientate ad una vera e propria riabilitazione ‘dell’augusto parente’, portata avanti con pervicace ostinazione e affievolimento di quel dovere di Memoria che abbiamo sempre osservato e interiorizzato”.

Fonte: Moked →
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