La Cassazione: "E' più grave uccidere la moglie e non la convivente"
Da un punto di vista penale c'è differenza tra coppie di fatto e coppie sposate: l'omicidio della compagna convivente è meno grave, secondo la legge italiana
Le coppie di fatto sono ormai equiparate a quelle sposate, eppure dal punto di vista penale c'è una grandissima differenza: è più grave uccidere la moglie che non la compagna. E' quello che ha stabilito una sentenza della Cassazione, come riporta il portale laleggepertutti.it.
I giudici si sono rifatti a una norma del codice penale che regola le circostanze aggravanti dell'omicidio: se il fatto è commesso contro il coniuge, la pena non è più di 21 anni, ma sale da un minimo di 24 a un massimo di 30 anni. "Coniuge" è diverso da "convivente", stabilisce la Corte e questo perché "trattandosi di norma penale, non si può procedere a una interpretazione analogica o estensiva (cosa che, invece, può succedere nel diritto civile, dove sono in gioco diritti meno rilevanti della libertà personale)", spiega il portale.
La disparità di trattamento, in questo caso, è giustificata dal fatto che il diritto penale resta ancorato al testo di legge ed al principio di tassatività, ossia solo a quello che il dato letterale della legge prescrive e impone. L’aggravante del rapporto di matrimonio non si applica ai casi di mera convivenza. La legge non concede spazio ad interpretazioni analogiche, vietate in ambito penale