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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Perché Vittorio Feltri "si dimette da giornalista" (e che cosa comporta)

"Feltri si dimette da giornalista": così titola oggi in prima pagina Il Giornale, che annuncia la decisione di Vittorio Feltri di lasciare l'Ordine dei giornalisti

"Dimissioni da giornalista" per Vittorio Feltri? E che significa? "Feltri si dimette da giornalista": così titola oggi in prima pagina "il Giornale", che annuncia la decisione di Vittorio Feltri di lasciare l'Ordine dei giornalisti. "Dopo cinquant'anni di carriera - scrive in un editoriale Alessandro Sallusti - si è dimesso dall'Ordine rinunciando a titoli e posti di comando nei giornali, compreso nel suo Libero (lo fondò nel 2000). Perché lo abbia fatto lo spiegherà lui, ma io immagino che sia una scelta dolorosa per sottrarsi una volta per tutte all'accanimento con cui da anni l'Ordine dei giornalisti cerca di imbavagliarlo e limitarne la libertà di pensiero a colpi di processi disciplinari per presunti reati di opinione e continue minacce di sospensione e radiazione"

"Dovete sapere - prosegue Sallusti - che per esercitare la professione di giornalista bisogna essere iscritti all'Ordine - inventato dal fascismo per controllare l'informazione - e sottostare alle sue regole deontologiche, che oggi vengono applicate con libero arbitrio da colleghi che si ergono a giudici del pensiero altrui in barba all'articolo 21 della Costituzione, che garantisce a qualsiasi cittadino la libertà di espressione in ogni forma e con ogni mezzo. In pratica puoi fare il giornalista solo se ti adegui al pensiero dominante, al politicamente corretto. Chi sgarra finisce nelle grinfie del soviet che, soprattutto se non ti penti pubblicamente, ti condanna alla morte professionale. A quel punto sei fritto: nessun giornale può più pubblicare i tuoi scritti e se un direttore dovesse ospitarti da iscritto sospeso o radiato farebbe automaticamente la stessa fine. Se invece ti dimetti dall'Ordine, è vero che non puoi più esercitare la professione - e quindi neppure dirigere -, ma uscendo dal controllo politico puoi scrivere ovunque, senza compenso, come qualsiasi comune cittadino".

Feltri da parecchio tempo in ogni caso non era più direttore responsabile dei quotidiani per cui lavorava ma “soltanto” direttore editoriale. Sallusti continua:

Io mi auguro che le centinaia di colleghi ai quali negli anni Vittorio Feltri ha offerto lavoro e insegnato un mestiere, oggi abbiano un sussulto di orgoglio, e da uomini liberi facciano sentire la loro voce; mi auguro che i suoi oppositori aguzzini si vergognino della loro squallida miseria culturale e professionale; mi auguro che Carlo Verna, presidente dell’Ordine – quindi di tutti i giornalisti, non solo di quelli di sinistra – abbia la forza di rifiutare le dimissioni e garantire a un grande collega la libertà che merita, perché se così non fosse da oggi nessuno di noi potrà sentirsi al sicuro. E auguro a Vittorio Feltri di scrivere liberamente, anche da non giornalista, fino a che Dio gliene darà la forza.

Secondo Sallusti le dimissioni Feltri arrivano quindi per protestare contro il tentativo di bavaglio nei confronti del direttore editoriale di Libero.

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