Yacht, mega-villa e isola privata: la vita segreta del leader comunista

Uno yacht extralusso, un'isola privata, una villa con pista da bowling e campo da basket: Fidel Castro, lider maximo cubano, icona rivoluzionaria (per i terzomondisti) e dittatore-dinosauro veterocomunista (per più o meno tutti gli altri), non sembra aver razzolato poi così tanto bene. A parole le prediche parlavano di socialismo e pauperismo quasi mistico, nei fatti, rivela il libro dell'ex guardia del corpo personale Juan Reinaldo Sánchez "La Vie Cachée de Fidel Castro" (La vita nascosta di Fidel Castro) non ha mai rinunciato ai lussi borghesi che ufficialmente combatteva.

Il libro, scritto con il giornalista francese Axel Gyldén e in uscita il prossimo 28 maggio in Francia, si annuncia dalle anticipazioni uscite sulla stampa come una vera e propria "bomba".

"Contrariamente a quello che ha sempre raccontato, Fidel non si è mai sentito obbligato a seguire l’austera vita del buon rivoluzionario e non ha mai rinunciato ai comfort offerti dal capitalismo", si legge in uno dei passaggi del libro. Ma le rivelazioni sono anche più "politiche": "Castro non andava mai da nessuna parte senza due donatori di sangue e almeno dieci guardie del corpo, una delle quali doveva segnare ogni cosa che faceva su un blocco degli appunti 'per la storia'. E poi spiava chiunque, compreso Hugo Chávez, e teneva sempre una pistola nei piedi quando era sulla Mercedes presidenziale".

E poi la triste riflessione finale: "Vedevo Castro come un dio, mi bevevo ogni sua parola, credevo a tutto quello che diceva e lo seguivo ovunque, tanto che sarei morto per lui. Ma poi ho capito che aveva mentito, per lui la ricchezza era uno strumento di potere e sopravvivenza politica ed era convinto che Cuba fosse di sua proprietà".