rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Sport a rischio

Calcio, nuove conferme: i colpi di testa danneggiano il cervello

Troppi colpi di testa in allenamento potrebbero esporre al rischio di traumi cranici di lieve entità. Lo rivela una ricerca svolta sui calciatori della Serie A norvegese

Un colpo di testa può essere la chiave per il successo di un calciatore. Ma lungo andare, potrebbe rappresentare anche un rischio per la salute. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato sulla rivista Brain Inlury, che ha indagato le conseguenze degli incidenti di gioco che coinvolgono il capo e dei colpi di testa eseguiti in allenamento, analizzando il sangue di 89 giocatori professionisti della Serie A norvegese.

La ricerca è basata sull’analisi dei microRna, frammenti di materiale genetico che regolano l’espressione genica, accendendo e spegnendo la produzione di proteine all’interno delle cellule in base alle necessità del momento. Negli ultimi anni si è scoperto che questi microRna possono risultare alterati in seguito a un trauma cranico di lieve intensità. Un danno cerebrale dalle conseguenze solitamente non gravi, ma che non andrebbe comunque sottovalutato, soprattutto in caso di traumi frequenti e ripetuti nel tempo.

Partendo da queste scoperte, un team di ricercatori slovacchi e norvegesi ha deciso di indagare le conseguenze cerebrali dei colpi di testa analizzando le alterazioni del microRna presenti nel sangue dei calciatori professionisti. 89 giocatori della Serie A norvegese hanno accettato di partecipare allo studio, offrendo un campione di sangue ai ricercatori in seguito a un incidente di gioco a danno della testa, o dopo un allenamento in cui avevano effettuato ripetuti colpi di testa.

Raccolti i campioni, i ricercatori hanno analizzato i microRna presenti al loro interno, identificando, in entrambe le circostanze, la presenza di precise anomalie. Nel caso dei traumi di gioco a danno della testa, sono emerse alterazioni nei livelli di otto microRna che regolano l’espressione di geni coinvolti nella rigenerazione delle cellule nervose e nella protezione del tessuto cerebrale in seguito a trauma cranico. Nel sangue prelevato dopo allenamenti in cui i giocatori avevano effettuato ripetuti colpi di testa, invece, sono emerse alterazioni in altri sei differenti microRna, che si ritengono coinvolti in processi antinfiammatori e neuroprotettivi attivati dal nostro organismo in seguito a traumi cerebrali.

Di per sé, i risultati non possono confermare quali e quanti pericolicorrano i calciatori effettuando i colpi di testa. Ma si tratta di indizi che vanno ad aggiungersi a una mole crescente di ricerche che evidenziano la presenza di rischi legati alle eccessive sollecitazioni a cui viene esposto il cervello in molti sport agonistici. Sospetti che negli ultimi anni hanno fatto vietare in alcuni paesi il ricorso ai colpi di testa negli allenamenti dei bambini al di sotto dei 10 anni. E che proprio lo scorso luglio hanno spinto la Premier League a modificare il suo regolamento, ponendo un limite massimo di dieci colpi di testa al giorno durante gli allenamenti dei calciatori inglesi.

“La nostra è una ricerca di laboratorio e con un campione relativamente contenuto”, ammette il coordinatore della ricerca Stian Bahr Sandmo, del centro per la ricerca sui traumi sportivi della Norwegian School of Sport Sciences di Oslo. “Ma penso in futuro – continua l’esperto – espandendo ulteriormente i risultati dello nostre ricerche si potrebbero comprendere più a fondo i rischi legati agli impatti ripetuti a danno della testa. E con milioni di persone che giocano a calcio in tutto il mondo, si tratta di ricerche che potrebbero avere conseguenze importanti in termine di salute pubblica”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Calcio, nuove conferme: i colpi di testa danneggiano il cervello

Today è in caricamento