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Giovedì, 25 Aprile 2024
Farmaco resistenti

La nuova epidemia del fungo killer esplosa durante la pandemia di Covid

La Candida Auris può causare infezioni letali ed è spesso resistenti ai trattamenti. In America i casi sono triplicati negli ultimi tre anni, e negli scorsi è giorni in Toscana è stato identificato anche il primo caso italiano del 2023

Torna l’allarme candida auris, il fungo letale che spesso risulta resistente alla maggior parte delle terapie antimicrobiche disponibili. In Italia i timori arrivano da Pisa, dove negli scorsi giorni è stato registrato il primo caso italiano di infezione di questo 2023, diagnosticato in un paziente ricoverato presso l’ospedale di Cisanello. Mentre negli Stati Uniti sono i Centers for Disease Control and Prevention ad accendere i riflettori sull’emergenza: durante la pandemia di Covid 19 i casi sul territorio americano sono infatti triplicati, per un totale di oltre 1.400 infezioni invasive nel 2021, e 4mila casi asintomatici individuati attraverso le procedure di screening. 

Il superfungo

La Candida auris è un fungo patogeno isolato per la prima volta in Giappone nel 2009, e poi identificato (retrospettivamente) anche in alcuni campioni raccolti in Corea nel 1996. Si tratta di un microorganismo che nell’uomo può dare origine a candidosi, cioè ad una infezione che può interessare localmente la pelle o le mucose, ma che può anche rivelarsi invasiva, infettando il sangue, il sistema nervoso, e molti organi, risultando in questi casi frequentemente letale. 

In poco più di un decennio dalla sua scoperta la Candida auris si è ormai diffusa quasi in tutto il mondo, ed è osservata con attenzione dall’Oms e dalle autorità sanitarie nazionali perché il fungo, a differenza di specie più comuni come la Candida albicans (quella che causa spesso vaginiti o infezioni topiche come il mughetto), la specie auris risulta spesso resistente a più antimicotici, e è quindi estremamente difficile da debellare. Fortunatamente, nonostante si tratti di un microorganismo estremamente infettivo, nella maggioranza dei casi le infezioni non risultano particolarmente pericolose. Se non in pazienti che presentano fattori di rischio: persone immunocompremesse, anziani ospedalizzati con scarsa mobilità, pazienti che necessitano di dispositivi medici invasivi, come cateteri vescicali o venosi e tubi per la tracheotomia. 

La trasmissione del fungo avviene per contatto con superfici contaminate, che spesso sono difficili da sterlizzare per via della capacità del microorganismo di formare biofilm che lo rendono resistente ai disinfettanti. Queste caratteristiche lo rendono relativamente frequente in ambito ospedaliero, dove possono scoppiare focolai difficili da debellare. “La Candida auris è resistente a moltissimi farmaci anti-fungini di primo livello, le infezioni possono essere molto gravi fino alla setticemia e la mortalità è piuttosto elevata, dal 30-40% fino al 50%”, ha spiegato Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, intervistato dall’AdnKronos. “L’aumento di infezioni è purtroppo frutto di un alleggerimento delle misure per il controllo delle infezioni durante la pandemia di Covid-19, quando le persone pensavano più a proteggere loro stesse dal virus e c’è stata una minore attenzione a questo microrganismo, su cui bisogna fare davvero molta attenzione”.

La situazione nel mondo

In America Candida auris è presente dal 2013, e ha iniziato a diffondersi nel paese dal 2015, raggiungendo negli ultimi otto anni quasi metà degli stati dell’unione. L’impennata, come dicevamo, è arrivata negli ultimi tre anni di pandemia, con 17 stati americani che hanno registrato i loro primi casi in questo periodo, probabilmente a causa della tensione a cui è stato sottoposto il sistema sanitario americano a causa di Covid 19. 

In Italia il fungo è presente invece dal 2019, e ha prodotto un focolaio nelle regioni settentrionali nel 2020/2021. Prima del nuovo allarme in Toscana, l’ultimo caso accertato era stato registrato a luglio del 2022, in un paziente ricoverato a Mestre. Per limitare i rischi di nuovi focolai – spiega l’Istituto Superiore di Sanità – è fondamentale ricorrere al tracciamento accurato dei contatti stretti dei casi noti, per identificare il prima possibile altri soggetti infetti, e isolarli tempestivamente, prima che abbiano occasione di diffondere ulteriormente l’infezione. 

Sul piano della terapia, invece, solitamente si ricorre ad antimicotici della classe delle echinocandine. Come abbiamo accennato, però, molto spesso questi farmaci risultano inefficaci, ed è necessario il ricorso ad altri agenti antifungini e a dosi più elevate di farmaci, con rischi crescenti per i pazienti. La speranza in questo senso è quindi rappresentata da un vaccino, che permetterebbe di debellare definitivamente la Candida auris. La ricerca è al lavoro, e dal Lundquist Institute (in California) fanno sapere che un candidato vaccino potrebbe arrivare alla sperimentazione umana già nei prossimi anni. 

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