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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cure di prossimità

Sanità, anche i medici scoprono il fallimento delle Case di Comunità

Un ripensamento della medicina territoriale

Il covid ha messo in luce tutte le criticità del Sistema sanitario nazionale, palesando la necessità di una sua riorganizzazione su base territoriale per essere più vicino alla comunità e alle singole famiglie. Si è pensato di risolvere il problema con le Case di Comunità (CdC), ma il nuovo modello che verrà realizzato con i fondi del Pnrr non convince. Dopo la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), il dubbio assale anche il Sindacato medici italiani (Smi).

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Case di Comunità: cosa sono e a cosa servono

Le Case di Comunità sono delle nuove strutture socio-sanitarie che entreranno a far parte del Sistema sanitario nazionale per potenziare l’assistenza sanitaria su base territoriale. Grazie ai fondi per la sanità stanziati dal Pnrr è prevista l’attivazione di 1.350 unità entro la metà del 2026, per le quali si potranno utilizzare strutture nuove ma anche già esistenti. La definizione precisa di Casa di Comunità inserita nel decreto ministeriale 77 del 23 maggio 2022 è questa: "La Casa di Comunità è il luogo fisico, di prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria. La CdC è una struttura facilmente riconoscibile e raggiungibile dalla popolazione di riferimento, per l’accesso, l’accoglienza e l’orientamento dell’assistito". In poche parole si tratta di un luogo dove si potranno trovare medici di medicina generale, pediatri, specialisti ambulatoriali, infermieri e psicologi per le cure primarie e specialistiche, le cure infermieristiche e per i servizi diagnostici di base. Dovranno essere presenti ogni 40-50mila abitanti ma è proprio su questo dato che nascono i primi dubbi.

Potrebbero trovarsi a un’ora di distanza

Le Case di Comunità rischiano di essere un altro flop, proprio come quello precedente delle Case della Salute, osserva il vicesegretario nazionale Fimmg Domenico Crisarà. Così pensate alcune Case di Comunità potrebbero trovarsi addirittura anche a 1 ora di distanza dalle famiglie che abitano in regioni dove la densità abitativa è piuttosto bassa (come ad esempio in Basilicata, Sardegna e Calabria). "Non è un problema che riguarda solo i paesi montani - sottolinea Crisarà - ma anche quelli situati in pianure vaste e poco popolose o in piccole isole". Proprio per questo la Fimmg ha proposto a suo tempo una soluzione, un progetto flessibile che prevede l’adozione di tre diversi modelli. Il primo con sede unica adatto a territori con densità abitativa alta (più di 100 ab/kmq). Il secondo, con una sede unica e ambulatori periferici, per territori a media densità abitativa (50 ab/kmq). Il terzo per i territori a bassa densità (meno di 50 ab/kmq) che prevede esclusivamente ambulatori locali, utilizzando anche gli studi dei medici di medicina generale. Qualunque sia il modello adottato - specifica la Federazione - sarà necessario dotare le strutture di strumentazioni di primo livello.

Medici: "Basta con le inaugurazioni di cattedrali nel deserto"

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ricordato oggi in un’intervista che il problema vero delle Case di Comunità sono "l'integrazione con i medici di famiglia e le farmacie e la dotazione di personale. Noi vorremmo farne dei centri di riferimento per quei pazienti cronici che non dovrebbero finire in ospedale, come succede ora", ha dichiarato al Corriere della Sera. La riforma così pensata non convince il Sindacato medici italiani (Smi), con il segretario generale Pina Onotri convinta che le Case di Comunità non siano la soluzione alla crisi dei medici di famiglia. "Preoccupa molto la riforma che prevede l'istituzione delle Case di Comunità. Abbiamo il timore che si voglia far fronte alla carenza dei medici di famiglia spostandoli da una parte all'altra del territorio: in questo senso siamo concordi con le perplessità dell'On.le Gemmato e finalmente, dopo mesi, anche Fimmg viene sulle nostre posizioni. Chiediamo un ripensamento in toto del D.M. 77 che riorganizza la medicina territoriale. Basta con le inaugurazioni di cattedrali nel deserto fatte sulla pelle dei cittadini e dei medici!", ha tuonato il sindacato.

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