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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il chiarimento

Il coronavirus si trasmette con il cibo? E le confezioni degli alimenti sono sicure?

Il parere del Comitato nazionale sulla sicurezza alimentare, organo tecnico-consultivo del ministero della salute

No, il virus Sars-CoV-2 non si trasmette con il cibo. Non c'è alcuna evidenza scientifica che permette di affermare che il coronavirus possa trasmettersi per via alimentare, attraverso cibi crudi o cotti. E il rischio che l'infezione possa propagarsi tramite un contatto con le confezioni e gli imballaggi degli alimenti "è trascurabile". A chiarirlo è il Comitato nazionale sulla sicurezza alimentare (Cnsa), organo tecnico-consultivo del ministero della salute. La conferma arriva dopo "un'analisi delle conoscenze attuali in merito al rapporto tra virus e alimenti" condotta dalla Sezione sicurezza alimentare dopo "specifiche richieste di chiarimento avanzate dalla sezione consultiva delle associazioni dei consumatori e dei produttori e da altri portatori di interesse".

No, il virus Sars-CoV-2 non si trasmette con il cibo

L'autorità sanitaria spiega che "la comprensione della modalità di trasmissione del Covid-19 è ancora parzialmente incompleta", ma l'ipotesi più accreditata per la nascita del virus rimane quella legata al mondo animale. Dopo aver ricordato che il mezzo di contagio principale è quello interpersonale, si specifica che "fino ad oggi non sono stati segnalati casi di trasmissione di Sars-CoV-2 tramite il consumo di cibo. Pertanto, come affermato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare, dall'International dairy food association, dall'Oms e dai Cdc americani (Centers for disease control and prevention), non ci sono prove che il cibo rappresenti un rischio per la salute pubblica in relazione al Covid-19". Lo stesso vale per le altre forme di coronavirus che si erano sviluppate prima del 2020 (Sars-CoV e Mers).

Stando ai dati al momento disponibili, non si correrebbe il rischio di essere contagiati né ingerendo cibo, cotto o crudo, né "attraverso i prodotti della filiera alimentare, dalla produzione delle materie prime alla vendita di alimenti grezzi o trasformati, ready to eat o a lunga conservazione". Riprendendo alcuni studi portati avanti in Germania, nel parere si specifica che nel rapporto cibo-covid, "più che l'alimento in sé, infetto o come veicolo, prevalgono segnalazioni relative alla lavorazione e confezionamento del prodotto o ai luoghi di lavorazione". Gli ambienti di lavorazione industriale delle materie prime, in particolare i mattatoi, ad esempio sono stati valutati come luoghi a rischio per la contaminazione ambientale da coronavirus.

Il contatto con le confezioni e gli imballaggi degli alimenti

E gli imballaggi degli alimenti? Il report chiarisce che i dati disponibili si riferiscono solo alla sopravvivenza del virus sulle diverse superfici, ma non alla sua contagiosità. Al momento, inoltre, "non sono disponibili evidenze scientifiche circa la trasmissione del virus attraverso oggetti e superfici contaminate a contatto con gli alimenti che possano far ritenere la presenza del Sars-CoV-2 sul packaging un fattore di rischio per la salute". Il processo di trasmissione non si può escludere quando il contatto con superfici contaminate è associato al contatto con le mucose (occhi, bocca, naso), anche se il rischio potenziale di contrarre la patologia dagli imballaggi a contatto con alimenti appare "molto basso".

Lo studio sottolinea che è dimostrato come il Covid-19 riesca a sopravvivere su vari materiali per brevi o lunghi periodi. Sul cartone, ad esempio, resiste fino a 24 ore, mentre sul vetro si arriva a 28 giorni. Tuttavia, "non ci sono ancora prove che gli imballaggi contaminati, esposti a diverse condizioni ambientali e temperature, trasmettano l'infezione". Chi lavora a contatto con gli imballaggi deve attenersi alle usuali pratiche igieniche, come il lavaggio regolare delle mani. D'altronde, la produzione di alimenti è già soggetta a un insieme di norme che impongono pratiche di igiene nella lavorazione dei prodotti, finalizzate a "prevenire la contaminazione degli alimenti da parte di qualsiasi agente patogeno, e quindi possono essere indicate anche a prevenire la contaminazione degli alimenti da parte del Sars-CoV-2".

Le regole per la spesa al supermercato e poi a casa

Ai consumatori si ricorda che nel corso della spesa è bene mantenere la distanza di almeno un metro e mezzo tra le persone, sanitizzare il carrello o il cestino, sanitizzare le mani prima e dopo l'utilizzo del carrello o del cestino e/o proteggere le mani con guanti da eliminare in appositi contenitori finita la spesa, oltre che usare la mascherina correttamente indossata tutto il tempo di permanenza al supermercato. A casa, non è necessario disinfettare gli involucri che contengono gli alimenti, ma lavare le mani dopo aver manipolato le confezioni. Mentre le temperature utilizzate per la cottura sono sufficienti per inattivare il coronavirus, le temperature di refrigerazione e congelamento non sembrano causare una riduzione della vitalità del virus. Il lavaggio con solo acqua potabile sembra essere sufficiente per sanificare la frutta e la verdura.

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