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Sabato, 20 Aprile 2024
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Epatite acuta nei bambini in Italia: sintomi e ipotesi, tutto quello che sappiamo davvero

Vengono colpiti soprattutto bimbi con meno di 6 anni, l'origine è ignota. Ci sono pochi casi sospetti in Italia. Galli: "Forse è un virus sconosciuto"

C'è il caso del bambino di Prato di 3 anni trasferito d'urgenza dal Mayer di Firenze al Bambin Gesù di Roma, rischiando il trapianto di fegato a causa della forma aggressiva di epatite. La preoccupazione è aumentata a livello europeo nei giorni scorsi. Vengono colpiti soprattutto bambini con meno di 6 anni, l'origine è sconosciuta. In Italia i casi confermati sono solo 2 su 11 segnalazioni al momento. Il ministero della Salute ha diramato una circolare per chiedere alle regioni di segnalare i casi sospetti e di fare tutti gli accertamenti specifici richiesti.

Epatiti acute nei bambini: casi anche in Italia

La certezza, l'unica, è che le forme aggressive di epatite non appartengono a quelle note A, B, C, D ed E, e resta dunque da capire cosa le provochi. Potrebbe essere un nuovo virus. La preoccupazione deriva dal fatto che nel nostro Paese queste epatiti gravi capitano al ritmo di una decina l'anno, numero raggiunto invece in pochi giorni. E' possibile dunque che si tratti dello stesso tipo che si sta diffondendo in Europa.

Ci sono alcuni dati preliminari della survey della Sigenp, la Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica, sui casi di epatite acuta di causa non nota ricoverati negli ospedali italiani. I risultati li presenta Angelo Di Giorgio, che coordina l'area fegato della Sigenp e lavora al centro trapianti pediatrici dell'ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo. "In 24 ore ci hanno risposto i 41 centri italiani, da quelli di primo livello a quelli dove si fanno i trapianti pediatrici del fegato, che sono cinque: il nostro, Padova, Torino, Roma e Palermo. Ebbene dall'inizio dell'anno i colleghi hanno assistito 17 casi di epatite acuta". Si tratta di forme definite "Non A-Non E" perché non rientrano tra le epatiti virali note e più diffuse. Il dato è più alto di quanto si riteneva fino ad oggi. "Come sappiamo, di questo tipo di malattie ne vediamo tutti gli anni e quello che ci interessava capire, visto che della forma che ha provocato tanti malati soprattutto nel Regno Unito non si conosce la causa, se ci fosse stato un incremento delle diagnosi. Per ora siamo in media con gli anni scorsi, visto che vedevamo tra i 60 e i 70 casi in dodici mesi. Per questo non siamo allarmati"

L'allarme partito dal regno Unito

Nel Regno Unito i casi ieri erano già arrivati a 108 (8 piccoli sono stati costretti ad un trapianto di fegato) e ci sono segnalazioni da molti Paesi europei. Qualcuno ha ipotizzato che tali gravi forme di epatite siano causate da adenovirus, un tipico virus che generalmente provoca innocui raffreddori o diarrea negli adulti e raramente può causare problemi più gravi nei più piccoli. Secondo un'ipotesi che ha fatto parecchio rumore, a oggi non provata, è possibile che la scarsissima esposizione della popolazione generale ai virus più comuni, causa lockdown e restrizioni degli ultimi due anni, abbiano fatto sì che i bambini possano aver sviluppato difese immunitarie più basse che in passato. L'esposizione meno protetta ad adenovirus potrebbe essere stata una causa primaria per l’esplosione di casi di epatite acuta nei bambini, per cui sinora circa uno su dieci ha avuto bisogno di un trapianto per sopravvivere. Ma attenzione. C'è solo una singola frase che teorizza il legame in un articolo scientifico di una settimana fa: troppo poco per avanzare con convinzione la teoria secondo cui lockdown e mascherine abbiano causato le epatiti anomale. Ecco la frase:

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La stampa britannica riporta infatti un passaggio di un articolo sulla rivista medica “Eurosurveillance” del 14 aprile, in cui si analizza l'epatite acuta rilevata per la prima volta in marzo in Scozia. Dove sono stati registrati 14 casi in poco più di un mese, mentre in media quelli di origine sconosciuta non arrivano a 5, ma in un intero anno: "In questo momento l’ipotesi più plausibile sembra essere legata all’adenovirus", cui è risultato positivo il 77% dei bambini colpiti da epatite acuta oltremanica. Ma non ci sono conferme di alcun tipo sul ruolo dell'adenovirus.

I sintomi e le cause dell'epatite acuta nei bambini

Cosa si farà a questo punto? Per chi ha subito lanciato" via social il tam tam su un ipotetico allarme, "va precisato che gran parte dei bambini" al centro dei casi di epatiti misteriose segnalati a livello internazionale, in particolare in alcuni Paesi europei come il Regno Unito, "non erano vaccinati contro Covid", anche per via dell'età (molti sono sotto i 6 anni, come nel caso sospetto del bimbo di Prato di neanche 3 anni ora ricoverato al Bambino Gesù di Roma). "Indipendentemente da questo eravamo tutti sicuri, ma grazie al cielo non c'è neanche un appiglio" per illazioni da far viaggiare sul web, "non c'è proprio un'associazione con il vaccino anti-Covid". A farlo notare all'Adnkronos Salute è Luca Guidotti, vicedirettore scientifico dell'Irccs San Raffaele di Milano e professore ordinario all'Università Vita-Salute San Raffaele, super esperto di epatiti. Tante le ipotesi di cui si discute in questi giorni. Chiama in causa l'isolamento sociale, fra altri fattori, un articolo pubblicato su 'Eurosurveillance' e rimbalzato sui media inglesi. Parlando dell'adenovirus, uno degli indiziati per via della positività rilevata in diversi casi, nel testo si elencavano diverse possibilità, da una nuova variante a "una che circola regolarmente" e che potrebbe avere "un impatto più grave sui bambini più piccoli immunologicamente naïve". "Quest'ultimo scenario - si legge - potrebbe essere il risultato di una ristretta 'mescolanza' sociale durante la pandemia di Covid-19". Un dibattito, quello che ne è conseguito Oltremanica su un possibile effetto 'lockdown-mascherine', che Guidotti considera ardito. "Non si può escludere nulla - precisa - ma non abbiamo neanche dati per affermarlo. E' come chiedere: ma ci assicuri che non ci sia vita nell'universo? Il Covid è stata una brutta storia, con le mascherine, la mancanza di vita sociale. Però, se da qui iniziamo a dire che queste cose causino epatiti acute, poi non ci fermiamo più".

Certamente, però, il primo punto su cui l'esperto intende sgombrare il campo è la questione vaccini: "La stragrande maggioranza di questi casi è in bimbi non vaccinati - ripete Guidotti - Io non ho letto di un bambino di questi che fosse stato vaccinato per Covid. Quindi ci risparmiamo fin dall'inizio eventuali follie da 'terrapiattisti'", sorride. Prima di questo allora, aggiunge per esempio, "ci sono da indagare i virus epatotropici" che colpiscono primariamente il fegato, "i virus non epatotropici" che possono colpirlo in alcuni casi, "e l'universo dei virus che neanche conosciamo". E poi c'è molto altro ancora da considerare. "Una domanda che piuttosto ci si pone è: il Covid è implicato in questa vicenda? Alcuni bambini erano positivi per Sars-CoV-2 ed è una cosa che non possiamo escludere - dice lo scienziato - Questo virus può attaccare il fegato, ma non dà patologie epatiche preponderanti. Però, di nuovo, siccome di questo patogeno conosciamo ancora molto poco, ci può essere un caso su mille o anche di più che può avere manifestazioni epatiche. Non è escluso. Anche Covid è da indagare". Quanto all'effetto lockdown, "come si fa a rispondere? Qualcuno si chiede: è possibile che lo stress o particolari condizioni di vita difficile come, per dire, quelle dei bimbi sotto le bombe in Ucraina, abbiano impatto sul sistema immunitario e conseguentemente sul modo in cui noi combattiamo le malattie infettive? Io, parlando non da scienziato, ma da cittadino, non posso escludere questa possibilità". E' "teoricamente possibile che il nostro cervello abbia capacità di influenzare questi aspetti. Ma non avendo assolutamente nessun dato scientifico non mi permetto di dire nulla, perché non lo so - obietta - Per mille altri ragioni non è stato bello avere la mascherina o stare isolati, preoccupiamoci per le cose che si possono misurare nei nostri bambini. Dobbiamo ragionare con quel che sappiamo, cioè sempre troppo poco. Le mascherine hanno indubbiamente portato a una riduzione dei casi di infezioni respiratorie. Non mi sorprende che in aree come la Scozia o l'Inghilterra dove non le hanno più usate questi bambini fossero positivi all'adenovirus. Ma da lì a dire che c'è un'associazione con l'epatite acuta è un salto logico molto pesante. Con quello che sappiamo oggi non si può dire: ho indossato la mascherina, mi sono indebolito immunologicamente e ho preso un virus che mi ha causato l'epatite".

L'origine di questa forma di epatite "ha tutte le caratteristiche di quelle virali", spiega Giuseppe Indolfi, consulente Oms e coordinatore del gruppo fegato della Società europea di gastroenterologia ed epatologia. "I bambini, in larga parte sotto i 6 anni, cominciano con vomito e diarrea e poi vanno incontro a un particolare stato di stanchezza, fanno gli esami del sangue e riscontrano l'aumento delle transaminasi. Questo - spiega Indolfi - è tipico di un'infezione virale, ma finché non siamo certi che tutti questi casi siano determinati da uno specifico virus possiamo solo ipotizzarlo".

L'epatite spesso non ha sintomi evidenti, ma possono includere urine scure, feci di colore grigio pallido, prurito della pelle e ingiallimento degli occhi e della pelle. Le persone infette possono anche soffrire di dolori muscolari e articolari, febbre alta, sentirsi male ed essere insolitamente stanchi per tutto il tempo. Nei bambini i sintomi sono molto riconoscibili: l'epatite acuta si manifesta con disturbi gastrointestinali, ma soprattutto il bambino assume un colore giallo.

Nei casi diagnosticati ci sono state guarigioni spontanee, nelle quali gli epatociti si sono rigenerati. In altri casi invece il fegato non è riuscito a recuperare il danno e si è reso necessario un trapianto. L'infettivologo Massimo Galli sospetta che la causa sia un virus "che finora non abbiamo ancora inquadrato". L'Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea come la priorità sia "determinare l'eziologia di questi casi per guidare ulteriori azioni cliniche e di salute pubblica. Eventuali collegamenti epidemiologici tra gli eventi potrebbero fornire indicazioni per rintracciare l'origine della malattia".

Stingi: "Chiunque ha certezze deve mostrare i dati"

"Al momento i casi di epatiti acute pediatriche continuano a salire in giro per l'Europa e si sta cercando di capire la causa. Per ora ci sono solo ipotesi, chiunque ha certezze deve mostrare i dati". Lo precisa Aureliano Stingi, biologo e collaboratore dell'Organizzazione mondiale della sanità nella battaglia contro le fake news, in una serie di tweet in cui fa alcune considerazioni su queste epatiti dall'origine misteriosa. Fra i fattori scatenanti, spiega Stingi, "si sono esclusi cause ambientali (intossicazione cibo, farmaci); batteri, parassiti; classici virus epatici (virus epatite A,B,C eccetera). Rimangono virus meno classici e ovviamente l'elefante nella stanza Sars-CoV-2. Sappiamo che quest'ultimo virtualmente attacca tutti gli organi del corpo, può indurre infiammazione e anche casi di epatite acuta".

E allora, prosegue, "poniamo che Sars-CoV-2 sia il responsabile di queste epatiti pediatriche: rimangono comunque domande senza risposta. Perché i casi di epatite acuta emergono solo nel 2022? Nel 2020 ci sono stati casi di Kawasaki e Mis-C che hanno sicuramente alzato l'attenzione sui bambini e in caso di epatiti sarebbero emerse, stesso discorso per il 2021. L'epatite acuta è un fenomeno causato dall'infezione acuta di Sars-CoV-2 o una sorta di strascico Long Covid? Nel primo caso tutti i bambini dovrebbero avere Pcr o almeno test sierologico (Igg/Igm) positivi. Nel caso di Long Covid allora dobbiamo ipotizzare un danno cronico che porta in epatite acuta. Al momento queste domande non hanno risposta, ma spero/credo che l'avranno presto", chiosa. "Unica nota positiva, se fosse Covid-19 va segnalato che nessun bambino era vaccinato, quindi il vaccino potrebbe proteggerli da questa terribile manifestazione di Covid. Giustamente molti si domandano che fine abbia fatto il vaccino pediatrico 2-5 anni. Non è una certezza, ma se emergesse un collegamento tra le epatiti e Sars-Cov2, Fda approverebbe molto più velocemente il vaccino per quella fascia di età".

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