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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

Fase due, il virologo Crisanti: "Scelta senza criterio, rischio diverso tra regione e regione"

"Non ci resta che sperare che il caldo uccida il virus"

"Non vedo il razionale. Basti pensare a un dato: abbiamo chiuso l'Italia con 1.797 casi al giorno e la riapriamo tutta quanta insieme con 2.200. È una cosa senza metrica". Lo dice all'AdnKronos, il virologo dell'università di Padova Andrea Crisanti, considerato il "padre" del modello Veneto. L'epidemia, osserva il responsabile del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, "segue le sue dinamiche, ha un sua logica e noi invece mi sembrerebbe di no. Ci si è mossi senza considerare le differenze regionali, senza valutazioni del rischio. È chiaro che il rischio è diverso tra regione e regione e non è uno dei fattori che viene valutato. In conclusione, nell'equazione che si sta utilizzando non entra la valutazione del rischio".

Per Crisanti sarebbe stato più razionale "aprire in un primo gruppo di regioni, con situazioni differenti a livello epidemiologico e sociale e con diverse capacità di risposta, per capire quale dinamica si sarebbe innescata. In questo modo avremmo potuto testare la capacità di reazione, differenziare e gradualmente aprire tutto il resto". In Veneto, aggiunge il virologo, "ci si è preparati per la fase 2. Il Veneto ha fatto grossi investimenti, ha comprato macchinari e ora è in grado, considerando tutta la rete, di viaggiare al ritmo di 18 mila tamponi al giorno". Insomma, la fase due è stata impostata "senza criterio scientifico". Crisanti commenta la decisione dell'esecutivo con una battuta amara: "Non ci resta che sperare che il caldo uccida il virus".

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