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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

Sei italiani su dieci promuovono la sanità pubblica, "ma servono più servizi territoriali"

I risultati di uno studio dell'Inapp sul Ssn alle prese con l'emergenza legata al coronavirus, in cui si fa notare tra gli altri dati come la spesa diretta delle famiglie sia salita al 26% con l'acuirsi delle disparità territoriali

Sei italiano su dieci giudicano più che positivamente il Servizio sanitario nazionale, messo a dura prova dall'emergenza legata al coronavirus. È quello che emerge da una ricerca dell'Inapp, l'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, da cui emerge anche la necessità di un rilancio dei servizi territoriali, visti come nello debole di questi mesi e perno delle cure primarie, da attuarsi con le risorse messe in campo dal Cura Italia e dal decreto Rilancio da parte del governo.

"La pandemia è scoppiata in modo violento ma la risposta degli operatori sanitari è stata pronta anche nella fase più acuta dell'emergenza – spiega il presidente dell'Inapp, Sebastiano Fadda - l'Italia ha dimostrato con il suo Ssn di non essere il malato d'Europa, ma ciò che adesso va fatto è indirizzare le risorse per la sanità pubblica al fine di rilanciare i presidi sul territorio e, allo stesso tempo, rafforzare anche le nuove forme di assistenza consentite dallo sviluppo tecnologico, come la telemedicina, la cui utilità non si esaurisce con la post-pandemia".

Lo studio "Il sistema sanitario di fronte all'emergenza: risorse, opinioni e livelli essenziali" evidenzia come il nostro Servizio Sanitario Nazionale si caratterizzi, rispetto a quello di altri paesi industrializzati, per due aspetti: i tre principi fondamentali su cui si basa (universalità, uguaglianza ed equità) e l'organizzazione (in particolare la governance multilivello e l'integrazione fra l'assistenza sanitaria e quella sociale).

Dai dati della rilevazione emerge che 6 cittadini su 10 giudicano positivamente la sanità di base e quella di emergenza. Si tratta però di un valore medio, poiché dal sondaggio risulta ancora una volta una fotografia dell'Italia divisa e con profonde differenze tra i vari territori. Ad esempio, in Trentino alto Adige e Emilia-Romagna la valutazione positiva è di oltre 8 persone su 10, mentre in Calabria e Molise si scende a 3 persone su 10.

"L'epidemia di Covid-19 ha fatto emergere le differenti capacità dei modelli regionali in termini d'infrastrutture territoriali e di personale qualificato disponibile", sottolinea l'Inapp, a causa soprattutto del "mancato inserimento negli anni del personale infermieristico e il sottodimensionamento nell'offerta di posti letto, drasticamente diminuita a partire dal 2004". Si arriva, nota l'Inapp, nel complesso ad una riduzione netta del 20% di posti letto ordinari, con particolare concentrazione nel Centro Italia (-30%) e nel Meridione (-24%).

"L'emergenza sanitaria legata al Covid-19 ha riaperto in modo prorompente il dibattito sul nostro Ssn -scrivono nello studio i ricercatori dell'Inapp - sottolineando capacità e resilienza, ma anche debolezze strutturali complessive di alcune realtà". A partire dalle carenze delle risorse umane. Tra il 2011 e il 2017 la quota di lavoratori negli Enti Sanitari Locali con contratti di collaborazione o altre forme atipiche risulta cresciuta del 78% e il lavoro temporaneo del 23,7%. Inoltre, in generale, la riduzione di risorse umane ha riportato il numero complessivo di dipendenti del SSN in servizio nel 2017 (658.700 unità) ad un livello inferiore a quello del 1997 (675.800 unità).

Le riduzioni degli ultimi anni hanno riguardato, "e questo è molto significativo", interviene l'Inapp, soprattutto i medici (-6% tra il 2010 e il 2017) e il personale infermieristico, che già risulta notevolmente inferiore alla media dell'UE (5,8 infermieri per 1.000 abitanti contro gli 8,5 dell'UE) e che in media a livello italiano è diminuito del 4% nello stesso periodo. "Tutto questo è accaduto mentre è aumentata la spesa diretta delle famiglie: nel 2017 le risorse pubbliche hanno coperto il 74% della spesa complessiva (152,8 miliardi), mentre la spesa diretta delle famiglie il restante 26% (circa 39 miliardi, di cui 35,9 direttamente pagati dalle famiglie e 3,7 attraverso assicurazioni private)".

Diffondendo la rilevazione, l'Inapp sottolinea come sia il decreto Cura Italia sia il decreto Rilancio abbiano previsto misure specifiche dedicate al settore sanitario, con il primo nato come prima risposta emergenziale predisponendo misure urgenti per il sistema sanitario e il secondo con ulteriori interventi in una prospettiva più ampia. "Ma questa deve abbracciare anche problemi finora sottovalutati, come il miglioramento della governance, la ridefinizione del rapporto pubblico-privato, l'effettiva possibilità di accesso in tempi congrui al servizio pubblico e il rafforzamento stabile del personale medico e infermieristico", ha spiegato il presidente dell'Inapp Fadda.

Nel complesso il decreto Rilancio porta il fabbisogno sanitario standard, per il 2020, sino a 119.556 milioni, con un'incidenza sul PIL del 7,2% (il 3,6% in più rispetto al 2019) a favore di una molteplicità di misure che possono essere raggruppate in tre macro-tipologie di intervento: emergenziale, strutturale e sperimentale. In particolare, in quest'ultima tipologia si possono rintracciare gli interventi o gli strumenti innovativi proposti in risposta alla fase di emergenza la cui utilità non si esaurisce con la post-pandemia e al contrario possono costituire un punto di partenza per favorire il cambiamento in un'ottica di più ampio respiro (si pensi alle procedure semplificate di approvvigionamento). "Tra gli interventi strutturali risultano di particolare rilevanza il potenziamento dell'assistenza ospedaliera e dell'assistenza territoriale - annotano i ricercatori dell'Inapp - cui sono associati importanti investimenti in risorse umane (con lo stanziamento di 480 milioni di euro per il reclutamento di personale infermieristico e 734 milioni per il rafforzamento dell'ADI). Segnali, questi, di una risposta organica all'annosa scarsità di risorse e di un possibile futuro riequilibrio tra l'offerta ospedaliera e i servizi territoriali nei diversi sistemi locali della sanità italiana".

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