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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Un mondo senza antibiotici

La pandemia dimenticata: i superbatteri uccidono più di Covid

Nel 2019 hanno contribuito ad uccidere quasi cinque milioni di persone. Un problema che ci riguarda da vicino, visto che in Italia si registrano quasi un terzo dei casi europei, e che l’abuso di antibiotici a cui abbiamo assistito durante la pandemia è destinato a peggiorare la situazione

Covid 19 ci ha ricordato quanto possono essere pericolosi i virus, ma anche i batteri non andrebbero sottovalutati. Gli antibiotici – che per decenni hanno addomesticato questi nemici insidiosissimi – stanno perdendo efficacia, e i decessi per malattie batteriche un tempo curabili rischiano di tornare a salire in tutto il mondo. Uno studio appena pubblicato sul Lancet fotografa con precisione la gravità della situazione: nel 2019 i batteri resistenti avrebbero contribuito ad uccidere quasi cinque milioni di persone, saltando al terzo posto nella classifica delle principali cause di morte a livello globale, appena alle spalle di ictus e infarti. L’emergenza, inoltre, ci tocca da vicino, visto che da anni l’Italia è maglia nera in Europa per l’antibiotico resistenza e che, a detta degli esperti, la pandemia (e l’inspiegabile boom nei consumi di antibiotici che l’ha caratterizzata) è destinata a peggiorare la situazione nei prossimi anni

L’ascesa dei superbugs

Il pericolo rappresentato dai superbatteri (i cosiddetti “superbugs”, resistenti alle principali tipologie di antibiotici) ha cause precise. Ogni volta che utilizziamo un antibiotico corriamo infatti il rischio che qualche batterio sopravviva, si riproduca, e diffonda nella popolazione un nuovo ceppo resistente all’azione del farmaco. Si tratta di una forma estrema di selezione naturale: il più adatto sopravvive e prospera, e in questo caso si tratta dei batteri in grado di sopportare gli antibiotici con cui cerchiamo di sconfiggerli. Usare troppi antibiotici, usarli male e a sproposito, non fa che avvicinarci quindi a un futuro in cui i farmaci a nostra disposizione smetteranno di funzionare, e malattie che reputavamo un ricordo del passato torneranno a bussare con prepotenza alla nostra porta. 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità insiste da anni sull’emergenza: senza azioni concrete per limitare l’utilizzo di antibiotici negli allevamenti animali (dove spesso sono stati somministrati in modo generalizzato per aumentare la produttività) e migliorare l’appropriatezza delle prescrizioni per uso umano  – avvertono gli esperti dell’oms – rischiamo 10milioni di morti ogni anno causate da batteri resistenti entro il 2050. Numeri impressionanti, ma che probabilmente non fanno che sottostimare il problema. Calcolare il numero di morti provocate dall’antibiotico resistenza nel mondo non è infatti semplice: molto spesso i pazienti che contraggono infezioni batteriche resistenti sono persone ospedalizzate per altre cause, in cui non è sempre possibile stabilire se siano stati i batteri a provocare il decesso, o se l’infezione non sia semplicemente la conseguenza di una lunga permanenza in ambiente ospedaliero. Le stime più diffuse parlavano di una media di 700-750mila decessi ogni anno, ma probabilmente oggi i numeri reali sono già ben più alti di così. 

Il nuovo studio

La ricerca pubblicata sul Lancet ha cercato di calcolare l’impatto dell’antibiotico resistenza con maggiore precisione, facendo ricorso ai dati raccolti in 204 nazioni nell’ambito di un ampio studio epidemiologico: il Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors Study. I ricercatori hanno monitorato 23 diverse specie di batteri, arrivando a raccogliere dati su oltre 471 milioni di infezioni, sviluppando quindi un modello statistico dell’incidenza delle infezioni resistenti in tutti i paesi studiati. Con i numeri forniti dal loro modello, hanno quindi studiando due scenari controfattuali (o ipotetici). Nel primo, tutte le infezioni resistenti agli antibiotici venivano sostituite da infezioni curabili, per portare alla luce il numero esatto di decessi che si sarebbero evitati con certezza se la resistenza agli antibiotici non si fosse mai diffusa. 

Nel secondo, invece, le infezioni resistenti venivano rimpiazzate dall’assenza di infezione: in questo modo, i decessi stimati dal modello rappresentano morti che sarebbero potute accadere anche senza lo zampino dei superbatteri, e quindi solamente associate con l’antibiotico resistenza. I risultati parlano da sé: nel 2019 i decessi causati direttamente da batteri resistenti (e quindi evitabili per certo se gli antibiotici avessero funzionato) sono stati 1,27 milioni, più di quanto non uccidano malattie devastanti come l’Aids (864mila vittime ogni anno) e la malaria (643mila). Quelle associate con l’antibiotico resistenza sono state invece 4,95 milioni, più dei tre milioni causate ogni anno dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva, che al momento è considerata la terza causa di morte nel mondo. 

“Le stime fatte in passato parlavano di 10 milioni di morti all’anno entro il 2050 legate alla resistenza agli antibiotici, ma ora sappiamo per certo che siamo già molto più vicini a queste cifre di quanto pensassimo”, sottolinea Chris Murray, esperto di economia sanitaria dell’Università di Washington che ha collaborato allo studio. “È importante trasformare questi nuovi dati in azioni concrete per cambiare rotta e promuovere l’innovazione, se vogliamo avere qualche speranza di rimanere in testa alla corsa contro l’antibiotico resistenza”. 

Un problema che ci riguarda da vicino

A guidare la classifica dei decessi legati ai batteri resistenti sono le regioni più povere del mondo: Africa, Sud Est Asiatico, Europa dell’Est e Sud America. Ma anche nell’Europa Centrale, con circa 67 morti per 100mila abitanti, il problema è piuttosto presente. E l’Italia, purtroppo, è da anni la pecora nera del continente: in passato era stato calcolato che nel nostro paese si registrino circa un terzo di tutte le morti causate dall’antibiotico resistenza all’interno dei confini europei

Dall’arrivo di Covid, inoltre, la situazione non ha fatto che peggiorare. Il caso dell’azitromicina è emblematico: nel 2019, prima della pandemia, nel nostro Paese se ne consumavano 3,5 confezioni al giorno ogni 100mila abitanti; a fine 2020 siamo saliti a 5,5, e a gennaio di quest’anno i consumi erano esplosi a tal punto che il farmaco è letteralmente sparito per giorni dalle farmacie di tutta la penisola. Medici con la prescrizione facile, e pazienti fai da te, hanno quindi creato i presupposti perfetti per un inutile disastro: due anni di abusi sono destinati a far crescere ulteriormente la diffusione dei superbatteri, e visto che Covid è causata da un virus la stragrande maggioranza degli antibiotici utilizzati negli ultimi due anni era del tutto evitabile. 

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