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Venerdì, 26 Aprile 2024
Il dibattito

Serve una terza dose di vaccino?

Il vaccino Astrazeneca potrebbe nascondere una "arma segreta" contro il Covid: come spiegato dall'amministratore delegato Pascal Soriot il vaccino a vettore virale indurrebbe una produzione molto elevata di cellule T che assicurerebbero una protezione più prolungata nel tempo dalle forme gravi di Covid rispetto ai vaccini a mRNA

Servirà una terza dose di richiamo dei vaccini anti covid? La risposta è semplice: ancora non lo sappiamo. Oggi l'epidemiologo dell'Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza ha spiegato come nel giro di un mese sarà presa una decisione ma che probabilmente le persone più fragili e immunodepresse dovranno sottoporsi ad un nuovo richiamo di vaccino anti-covid. Campo di studio sarà Israele: come all'inizio della campagna vaccinale il paese mediorientale costituirà un vero e proprio laboratorio per capire la durata della protezione immunitaria contro l'infezione da Sars-Cov-2. Qui infatti il governo inizierà da domenica a richiamare gli over 60 che hanno ricevuto la seconda dose 5 mesi fa: la decisione dopo che una ricerca del ministero della Salute israeliano aveva mostrato che il vaccino Pfizer era efficace solo per il 16 per cento contro la variante Delta nelle persone vaccinate da oltre sei mesi. La stessa casa farmaceutica aveva dichiarato che la terza dose del suo vaccino poteva indurre una produzione di anticorpi neutralizzanti contro la variante delta cinque volte superiori nelle persone più giovani e più di 11 volte superiori nelle persone anziane rispetto a due dosi.

Ma è una precauzione necessaria? La comunità scientifica è divisa anche perché - come avvenuto molto spesso durante la pandemia - dati consolidati su cui ragionare non ve ne sono. Sul tavolo dei tecnici del ministero della Salute c'è già l’ipotesi di un piano che possa prevedere una terza dose per alcune categorie specifiche di persone, immunodepressi e fragili in primis. Se l'autorità regolatoria europea Ema prende tempo per analizzare i dati l'Organizzazione mondiale della sanità punta l'attenzione sul fatto che buona parte della popolazione mondiale non ha ancora avuto accesso alla vaccinazione e costituisca una continua riserva endemica per il coronavirus che può replicarsi liberamente e produrre varianti anche più pericolose della delta.

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Resta la domanda, servirà la terza dose? Forse un ulteriore richiamo non sarà necessario come spiega l'amministratore delegato di AstraZeneca Pascal Soriot. "Se sarà necessaria una terza dose non è ancora chiaro, solo il tempo lo dirà" ha detto alla Cnbc spiegando come spesso si dimentichi la doppia "dimensione" dell'immunità: se infatti gli anticorpi, calano con il tempo, vi è una immunità cellulare mediata dalle cellule T che tendono a proteggere le persone dalla malattia grave per un tempo più lungo. "Con la tecnologia che utilizziamo, abbiamo una produzione molto elevata di cellule T. Speriamo di avere un vaccino durevole che protegga per un lungo periodo di tempo", ha spiegato il manager dell'azienda anglosvedese che potrebbe avere così una sorta di rivincita sui 'rivali' Pfizer e Moderna che hanno invece realizzato vaccini a mRNA. Un recente studio ha mostrato che l'efficacia del vaccino Pfizer/BioNTech scende di una media del 6% ogni due mesi per scendere all'84% dai quattro ai sei mesi dopo la seconda dose.

Quanto dura la protezione dei vaccini

Proprio il tema della durata della protezione immunitaria legata a linfociti T è spesso sottovalutata. Sono globuli bianchi che ricoprono diversi ruoli nel sistema immunitario, dall'aggressione degli agenti patogeni al sostegno di altri globuli bianchi nella produzione degli anticorpi. In pratica gli anticorpi impediscono ai virus di invadere le cellule ma hanno una durata inferiore ai linfociti T. Che invece attaccano le cellele infette impedendo la replicazione del virus. 

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