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Giovedì, 25 Aprile 2024
Sicurezza alimentare

Mangia tonno avariato, ragazzina in ospedale. L'esperto: "Occhio al prezzo e alla provenienza"

Si tratta del nono caso di intossicazione da tonno nel giro di pochi giorni. Racconta tutto PalermoToday

A Palermo una ragazzina di dodici anni è stata ricoverata dopo aver mangiato tonno a cena. La dodicenne è stata portata dai genitori all’Ospedale dei Bambini con i classici sintomi della sindrome sgombroide. Si tratta del nono caso di intossicazione da tonno nel giro di pochi giorni: solo lunedì scorso, sempre a Palermo, otto persone sono finite al pronto soccorso.

Riccardo Campolo di PalermoToday ha intervistato un esperto del settore, il dottore Antonio Vella dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo, per cercare di capire come riconoscere il tonno avariato.

Secondo l’esperto uno dei fattori che avrebbero contribuito ai casi d’intossicazione degli ultimi giorni potrebbe essere stata l'alta temperatura. "È probabile che il rialzo termico degli ultimi giorni sia stato determinante, soprattutto per gli ambulanti che ‘faticano’ a mantenere la catena del freddo. I batteri istidogeni che si trovano nello stomaco dei pesci, per esempio, a contatto con gli amminoacidi contenuti nelle carni, fanno salire il livello istamina".

Si tratta di una molecola organica che, entro una certa soglia, non crea alcun problema ma può diventare nociva quando supera i 200 milligrammi per chilo. Gli effetti sull’uomo variano in base al dosaggio e al soggetto, causando sintomi come nausea, vomito, diarrea, bruciori e formicolii alle mani.

Tonno avariato, a cosa stare attenti

"In questi casi - spiega ancora a PalermoToday il responsabile del laboratorio residui dell'area chimica e tecnologie alimentari dell'Istituto Zooprofilattico Sicilia - si consiglia di andare presso una struttura sanitaria per accertamenti, sopratutto se parliamo di anziani e bambini. Bisogna fare attenzione a cosa arriva a tavola e diffidare dai prezzi troppi bassi. Acquistare a 5-6 euro al chilo è sconsigliato, un prezzo congruo può essere pari a 10-12 euro".

Occhio però anche alla provenienza dei prodotti: "Mentre le pescherie dovrebbero avere e mostrare all’occorrenza la documentazione, gli ambulanti riescono invece a sfuggire più facilmente ai controlli".

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