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Martedì, 23 Aprile 2024
Il virus / Francia

Vaiolo delle scimmie, contagio da uomo a cane: primo caso al mondo

Al centro dell'attenzione i sintomi di un levriero italiano di 4 anni che ha manifestato le tipiche lesioni cutanee e mucose della malattia a 12 giorni di distanza dai suoi due padroni. Accertamenti sono in corso. I ricercatori: "L'infezione tra animali domestici, come cani e gatti, non era mai stata segnalata". Dall'Oms il richiamo: "L'accesso ai vaccini sia uguale per tutti i Paesi"

Il virus del vaiolo delle scimmie potrebbe essere stato trasmesso dall'uomo al cane per la prima volta al mondo. La rivista The Lancet riporta il primo caso sospetto, a Parigi. Al centro dell'attenzione i sintomi di un levriero italiano di 4 anni che ha manifestato le tipiche lesioni cutanee e mucose della malattia a 12 giorni di distanza dai suoi due padroni, una coppia di uomini conviventi. Un test Pcr ha stabilito che anche il cane era infetto. Come spiegato dai ricercatori dell'Università Sorbona sulla rivista scientifica, dal confronto tra i tamponi sembra che si tratti dello stesso genoma virale. La dinamica del contagio è ancora da chiarire e da confermare.

"Gli uomini hanno riferito di aver dormito insieme al loro cane. Erano stati attenti a impedire al loro cane di entrare in contatto con altri animali domestici o umani dall'insorgenza dei propri sintomi (cioè, 13 giorni prima che il cane iniziasse a presentare manifestazioni cutanee) - si legge su The Lancet -. Nei paesi endemici, solo gli animali selvatici (roditori e primati) sono stati trovati portatori del virus del vaiolo delle scimmie. Tuttavia, negli Stati Uniti è stata descritta la trasmissione del virus del vaiolo delle scimmie nei cani della prateria e nei primati in cattività in Europa che erano in contatto con animali infetti importati. L'infezione tra animali domestici, come cani e gatti, non è mai stata segnalata". 

I ricercatori ipotizzano "una vera malattia del cane, non una semplice presenza del virus dovuta al contatto stretto con gli umani o alla trasmissione per via aerea. I nostri risultati - concludono - dovrebbero stimolare il dibattito sulla necessità di isolare gli animali domestici dagli individui positivi al virus del vaiolo delle scimmie".

Gli animalisti: "Contagio non accertato"

"Sul presunto caso di trasmissione del Vaiolo delle scimmie da uomo a cane riscontrato a Parigi occorre molta prudenza e pur non avendo alcuna intenzione di andare contro la scienza ricordiamo che già ai tempi dell'epidemia di Covid pur di fare notizia vennero diffuse notizie infondate sulla trasmissione tra uomo ed animali e viceversa, con particolare riferimento a cani e gatti". Questa l'appello alla prudenza dell'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa). Per gli animalisti "la fuga in avanti di queste notizie fa sicuramente scalpore ma rischia di innescare delle dinamiche che possono portare anche all'abbandono dei propri animali domestici". L'associazione animalista chiede "a tutti la massima prudenza nel diffondere simili notizie in quanto finora non è noto se cani e gatti domestici possano essere vettori del virus del Vaiolo delle scimmie. Nei Paesi in cui la malattia è endemica, è stato riscontrato che solo gli animali selvatici (roditori e primati) possono essere portatori del virus".

Vaiolo delle scimmie, la situazione in Italia

In Italia secondo l'ultimo bollettino del ministero della Salute aggiornato a martedì 16 agosto, i casi accertati sono 662, 18 in più rispetto al 12 agosto. Quelli collegati a viaggi all'estero sono 185. Si tratta prevalentemente di uomini, solamente dieci le donne positive.

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L'Oms: "Preoccupa disparità accesso ai vaccini"

Sono invece oltre 35mila i casi di vaiolo delle scimmie riportati all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) da 92 Paesi, con 12 decessi. Circa 7.500 sono stati registrati la scorsa settimana, il 20% in più delle settimana precedente, che a sua volta aveva segnato un +20%.

Il direttore generale dell'Oms, Tedros Ghebreyesus, sottolinea la preoccupazione una possibile disparità di accesso ai vaccini come "abbiamo visto durante la pandemia di Covid-19": L'Organizzazione mondiale della sanità, precisa Tedros, "è in stretto contatto con i produttori di vaccini e con i Paesi e le organizzazioni che sono disposti a condividere le dosi. I vaccini possono svolgere un ruolo importante nel controllo dell'epidemia di monkeypox e in molti Paesi c'è una forte domanda di vaccini da parte delle comunità colpite", sottolinea Tedros, ricordando però che "per il momento le forniture di vaccini e i dati sulla loro efficacia sono limitati, anche se stiamo iniziando a ricevere dati da alcuni Paesi". 

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