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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'allerta

Vaiolo delle scimmie, ci dovremo vaccinare?

Autorità sanitarie e Governi dei diversi Paesi vogliono scongiurare un ulteriore incremento di casi e si riaccende il dibattito sulla necessità di immunizzare i cittadini. Cosa succede all'estero e quale strada seguirà l'Italia

I casi di vaiolo delle scimmie continuano ad aumentare e i diversi Paesi si interrogano su come fermare i contagi. Anche se non sembra esserci il rischio di una diffusione come quella del Covid, la recente esperienza ha portato subito a un livello di attenzione molto alto. Uno dei dubbi è sul vaccino. E' utile? Ci dovremo vaccinare? Sarà necessaria l'immunizzazione di massa? Sul tema si scontrano diverse scuole di pensiero.

In Francia l'Autorità nazionale per la salute (Has) ha annunciato una strategia di vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie. Nel Paese sono stati accertati tre casi. Il programma di immunizzazione è rivolto agli adulti a rischio di esposizione al virus del Monkeypox, compresi gli operatori sanitari. Si raccomanda di somministrare solo vaccino di terza generazione, nei 4 giorni successivi al contatto a rischio, fino a un massimo di 14 giorni. Lo schema vaccinale prevede due dosi o tre per i pazienti immunocompromessi, somministrate a distanza di 28 giorni l'una dall'altra. La Has ha spiegato che le raccomandazioni sulla vaccinazione verranno adattate ai dati epidemiologici e clinici che progressivamente si renderanno disponibili.

L'agenzia ha inoltre sottolineato l'importanza di disporre di un sistema di monitoraggio e segnalazione dei casi di vaiolo delle scimmie, di informazioni più precise sulla trasmissione da parte dei contagiati identificati, di dati sull'efficacia del vaccino di terza generazione e di una dose di rischiamo per le persone vaccinate nell'infanzia contro il vaiolo umano. In Francia la vaccinazione antivaiolosa è rimasta obbligatoria fino al 1979.

Vaiolo delle scimmie: c'è una buona notizia

Anche in Spagna il ministero della Salute spagnolo sta finalizzando l'acquisto di migliaia di dosi di vaccino contro il vaiolo "tradizionale". A differenza di quanto accaduto col Covid, non ci sarà una campagna vaccinale di massa: il vaccino verrà somministrato solo ai contatti dei casi confermati.

L'Italia è più prudente. Massimo Galli, già direttore del reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di  Milano, intervenendo a Buongiorno su Sky Tg24, allontana l'ipotesi di un programma di vaccinazione  contro il vaiolo delle scimmie: "Non credo che si debba arrivare a tanto, allo stato attuale dei fatti". L'infettivologo spiega di voler "una volta tanto dare un messaggio ottimistico. Ma non sulla base delle mie semplici sensazioni, bensì considerando di che cosa stiamo parlando". L'esperto ritiene che i rapporti tra benefici e costi dell'utilizzo di un vaccino anti vaiolo, "in questo momento e per questo virus, siano molto aleatori. Non da non tali da spingere per ora a una scelta di questo genere".

"Stiamo parlando di un virus a Dna, un orthopoxvirus - ricorda Galli - che come tale cambia molto meno rispetto a quello che fa un virus a Rna" come Sars-CoV-2. Inoltre il Monkeypox "ha delle modalità di diffusione certo importanti, ma non tali da metterci nella condizione di pensare a breve termine a un'epidemia diffusa in maniera generalizzata. Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e bisogna considerarla bene", precisa lo specialista. "Quello che va fatto - spiega - è una buona, sana, vecchia operazione di contenimento epidemiologico, nella speranza che ciò che ci avrebbe dovuto insegnare la pandemia" di Covid "sia utile per poter fare questa volta, avendone il tempo e le modalità, un'azione di contenimento. Ricordiamoci - aggiunge Galli - che siamo di fronte a una malattia che ha una letalità molto bassa, almeno in Occidente".

Vaiolo delle scimmie, c'è un farmaco

Il vaccino non è necessario, a giudizio di Galli, anche perché esiste un farmaco che funziona bene. "Rispetto ad altri virus - spiega - probabilmente abbiamo un farmaco, anche se non so che quantitativo di questo farmaco sia disponibile. Soprattutto negli Stati Uniti - ricorda l'esperto - si è studiata la possibilità di disporre di un farmaco che potesse essere utile in caso di interventi di bioterrorismo con il virus del vaiolo". Un patogeno che "ormai dovrebbe essere sparito completamente dalla circolazione, ma in realtà è conservato in alcuni laboratori più o meno ufficialmente", o meglio "in alcuni ufficialmente e in altri meno o non del tutto. Quindi l'idea che questo virus possa essere usato come strumento di terrorismo ha fatto sì che siano stati studiati qualche cosa come 350 mila differenti composti per riuscire trovare questo Tecovirimat". 

I sintomi del vaiolo delle scimmie

Come riporta l'Ecdc (Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), negli esseri umani il vaiolo delle scimmie si manifesta in maniera più lieve rispetto al vaiolo. Inizia con febbre, mal di testa e dolori muscolari. Come distinguere il vaiolo delle scimmie dal vaiolo? La principale differenza tra i sintomi che riguarda i recenti contagi è relativa all'ingrossamento dei linfonodi (linfoadenopatia), che invece non avviene nella malattia "classica". Il periodo di incubazione solitamente è di 7-14 giorni, ma può arrivare anche a 21. La malattia dura in genere tra le due e le quattro settimane.

I principali sintomi del vaiolo delle scimmie:

  • Febbre
  • Male alla testa
  • Dolori muscolari
  • Mal di schiena
  • Linfonodi ingrossati
  • Brividi
  • Entro i primi tre giorni dalla comparsa della febbre il paziente sviluppa un'eruzione cutanea, che spesso inizia dal viso per poi diffondersi sul resto del corpo. La gravità delle lesioni progredisce con il passare del tempo, fino a raggiungere lo stato di pustole e infine croste. 

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