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Martedì, 23 Aprile 2024
Il caso

Wurstel, omissioni e silenzi: la catena di morti (forse) si poteva evitare

Sotto accusa il sistema di informazione ai consumatori, dal ministero della Salute alle aziende coinvolte, passando per i media. La Beuc: "Sempre più scarsi i controlli sul cibo in Europa"

Tre morti e 71 persone ricoverate in ospedale e 4 milioni di confezioni di würstel di pollo ritirate dal mercato. Una tragedia evitabile? Da quello che sta emergendo c'erano dei margini per tutelare meglio i consumatori e “proteggerli”, sia prima che dopo i casi più gravi terminati col decesso. I ricoveri sono dovuti alla contrazione della Listeria, un batterio presente nelle confezioni e che ha potuto agire indisturbata perché gli alimenti erano stati mangiati senza la necessaria cottura di 3-4 minuti, così come riportato sulle etichette.

Da questo momento in poi insorgono le responsabilità di autorità pubbliche e private, in una catena che ha amplificato i pericoli tramite una serie di omissioni. Di fatto milioni di italiani sono stati tenuti all'oscuro di un dato essenziale: conoscere i marchi di vendita dei lotti sospetti. Secondo quanto evidenziato dal Fatto alimentare, pur nel rispetto degli obblighi di legge, né il ministero della Salute né i marchi coinvolti, del calibro di Aia e Negroni, avrebbero veramente fatto uno sforzo per comunicare correttamente i pericoli per la salute connessi ai würstel, una volta emersi i primi casi di listeriosi. Secondo quanto dichiarato dal ministero della Salute, sono in corso ulteriori indagini per accertare eventuali altri casi di prodotti a rischio. Vediamo insieme le tappe salienti di questa vicenda per capirne di più e difenderci in modo adeguato.

L'avviso del ministero

Il 23 settembre di quest'anno il ministero della Salute, nel suo consueto bollettino sui prodotti ritirati, dirama un comunicato relativo ai würstel, riportando il nome e l’indirizzo dell’azienda produttrice Agricola Tre Valli, indicandone i lotti, identificabili "con il bollo CE IT 04 M e data di scadenza fino al 5 dicembre 2022 compreso". Quest'azienda produce in realtà per tutta una serie di ben più noti marchi. Alcuni lotti ritirati erano infatti riconducibili ad esempio a Wudy Aia (würstel al formaggio e würstel di tacchino/pollo) e Golosino Negroni. C'erano poi i prodotti della Töbias, commercializzati dalla catena di supermercati Eurospin, e Salumeo, che si trovano nei supermercati Lidl. Comparivano inoltre altre marche meno conosciute come Wür, Pavo, Golo, Salchicha. Tutti i lotti sono stati ritirati su base volontaria con data di scadenza dal 20/09/2022 al 05/12/2022.

Comunicazione inefficace

Sul piano formale, il comunicato del ministero della Salute risulta corretto, poiché indica l'azienda produttrice. Ma risulta al tempo stesso poco utile nel momento in cui non indica con precisione sotto quale nome i consumatori possano riconoscere facilmente il prodotto. Per gran parte delle persone il nome dell'azienda Agricola Tre Valli non dice nulla, mentre i marchi con cui vengono distribuiti i würstel (e omessi) sono quelli che i consumatori possono riconoscere sia in casa, se già acquistati, sia sugli scaffali, se ancora presenti prima del ritiro. Anche dal lato delle aziende, rileva ancora il Fatto alimentare, i marchi coinvolti sarebbero stati poco trasparenti. Seppur notificati al Sistema di allerta rapido dal ministero della Salute e dalle Asl delle regioni coinvolte, marchi come Aia e Negroni (di proprietà del gruppo Veronesi), hanno finora mantenuto il silenzio stampa sulla vicenda.

Wurstel e salmone: come evitare la listeriosi

Solo Eurospin già a fine agosto 2022 aveva annunciato un richiamo dei würstel a suo marchio prodotti dalla catena di produzione della Agricola Tre Valli. C'è il sospetto che questa mancanza di trasparenza abbia permesso alla listeria di continuare ad agire indisturbata, provocando un focolaio epidemico e danni anche gravissimi. Sorgono alcuni quesiti: Perché questo silenzio? Semplice disattenzione o un'interpretazione troppo restrittiva della norma ? E da parte dei media che non hanno indicato i nomi dei grandi marchi si può ipotizzare il timore di ledere gli interessi di alcune delle aziende più potenti dell'agroalimentare e foraggiatrici in termini pubblicitari ?

Cos'è la listeria e cosa provoca

La listeria è un batterio che può generare un'infezione quando vengono mangiati cibi crudi, come carni non cotte bene, pesce ed alcune verdure crude ed anche prodotti lattiero-caseari preparati con latte non pastorizzato. Le forme in cui può manifestarsi l'infezione, nota come listeriosi, sono due. La prima è una semplice diarrea, che si manifesta poche ore dopo l'ingestione. C'è poi una forma invasiva, nota anche come "sistemica", che passa dall'intestino al sangue, diffondendosi così nell'organismo fino ad arrivare al sistema nervoso. In questo caso, l'infezione può generare encefaliti e meningiti, come anche forme acute di sepsi. In questo secondo caso tra l’ingestione del cibo contaminato e la manifestazione dei sintomi può passare anche un mese, ma in alcuni casi si può arrivare anche a tre mesi.

Come funziona il sistema di identificazione

La certezza che la listeria provenga dai lotti identificati dalle autorità sanitarie deriva da un accurato sistema che fa capo ad una piattaforma dell’Istituto superiore di sanità. dopo aver eseguito gli accertamenti, nel momento in cui viene diagnosticato un caso di listeriosi il ceppo di Listeria isolato viene inviato all’Istituto superiore di sanità, completo dei dati del paziente. Questo analizza le sequenze, inserendo le informazioni nella banca dati nazionale aperta ai laboratori di riferimento di tutte le Regioni. Una procedura simile viene effettuata dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Teramo, che inserisce in una banca dati la presenza di Listeria in un prodotto alimentare, rilevato sul territorio dalle Asl o da altri organi di controllo. Proprio grazie alla comunicazione fra questi due sistemi dal 2020 le autorità sanitarie hanno rilevato una crescita costante dei casi di Listeria collegati al ceppo ST 155 dopo un primo caso registrato nel 2017. Da un solo caso isolato riscontrato nel 2020, si è passati ai 12 dell'anno successivo, arrivando a 57 nell'anno in corso, sui 116 totali riscontrati dalle autorità sanitarie.

Livelli di sorveglianza

A livello europeo la notifica della listeriosi nell'uomo è obbligatoria nella maggior parte degli Stati membri dell'Ue, in Islanda, Norvegia e Svizzera, ad eccezione di uno Stato membro, in cui la notifica si basa su un sistema volontario (Lussemburgo) e un altro sistema non specificato (Belgio). I sistemi di sorveglianza della listeriosi coprono l'intera popolazione in tutti gli Stati Membi, tranne che in Belgio e Spagna. Prima di questo sistema di sorveglianza sanitario, l'Efsa ricorda che deve operare un monitoraggio della Listeria lungo tutta la catena alimentare, che include indagini sugli animali in allevamento e sui loro mangimi, la lavorazione del bestiame e la fase di trasformazione e somministrazione, sia nella vendita al dettaglio che nella ristorazione. Tutti gli operatori del settore alimentare sono quindi chiamati ad evitare il diffondersi di questa infezioni, dalla produzione negli allevamenti alla fabbricazione dei prodotti fino ai negozi e ai ristoratori. Dato che i mangimi di scarsa qualità sono tra i principali veicoli del batterio, l'Efsa nota come siano molto scarsi i dati di monitoraggio su lla listeria negli alimenti per animali.

Cosa accade nell'Ue

Il caso italiano non è isolato. Nel 2020, l'Efsa aveva calcolato in base ai dati forniti dagli Stati membri ben 1876 casi confermati, con una prevalenza di infezioni in Germania (544 casi), seguita dalla Francia (334). L'Italia si era fermata a 147 infezioni dichiarate e confermate. I tassi di notifica più elevati (percentuale di numero di casi per 100mila abitanti) sono stati però osservati in Finlandia, Slovenia, Malta e Svezia. I decessi quell'anno si fermarono a 167 in tutti gli Stati membri che aderiscono al monitoraggio, con la Francia che ha riportato il maggior numero di casi mortali (43), seguita da Spagna (33) e Germania (26). Il fatto che quest'ultimo focolaio italiano si limiti a tre morti non significa che il fenomeno debba essere sottovalutato. Come sostenuto sin dal 2019 dall'Organizzazione europea dei consumatori (Beuc) è in atto una riduzione dei controlli sul cibo in Europa, in particolare quelli su uova, latte e carne. Le risorse per finanziarli da parte degli Stati membri sono in declino e questo aumenta il rischio per consumatori sempre più esposti, che tendono più spesso a mangiare cibi pronti o al ristorante. Sul ring della sicurezza alimentare non è questo il momento di abbassare la guardia.

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