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Venerdì, 1 Dicembre 2023
catastrofi "innaturali"

Avremmo appena sette ore per fermare un'epidemia di zombie

Un modello computazionale realizzato in Finlandia permette di prevedere l'andamento delle epidemie, vere o di fantasia, e l'efficacia delle misure messe in campo per contrastarle, simulando comportamenti e spostamenti dei singoli cittadini

Quanto tempo avremmo per fermare un’epidemia di zombie in una grande città? Quanto impiegherebbero i morti viventi a diffondersi nel resto del paese? E quali e quante scelte moralmente difficili andrebbero prese per salvare la nazione, o magari l’intero pianeta? Se lo sono chiesti i ricercatori dell’Università di Aalto, in Finlandia, e per rispondere hanno messo a punto un modello computazionale capace di prevedere l’evoluzione di epidemie ed altre forme di contagio, confermando quanto visto ormai decine di volte in tv: la finestra utile per fermare l’avanzata degli zombie – se qualcosa del genere esistesse davvero, ovviamente – sarebbe realmente breve. 

Un nuovo modello

Lo scopo dei ricercatori finlandesi chiaramente non è solo quello di prevedere gli esiti di una catastrofe di fantasia. Il loro modello computazionale ha l’ambizione di rendersi utile, in futuro, per affrontare epidemie e pandemie reali, così come per comprendere le dinamiche con cui si diffondono informazioni e concetti immateriali, ed essere impiegato quindi nel contrasto alla disinformazione e alla diffusione di fake news. 

Rispetto ai modelli matematici già utilizzati in epidemiologia, quello finlandese ha la particolarità di simulare in modo più realistico gli spostamenti e i comportamenti delle singole persone all’interno di una città, o tra città differenti. In questo modo, diventa più semplice prevedere in modo affidabile l’efficacia di misure come la quarantena, il coprifuoco o il blocco degli spostamenti in diverse aree di un paese o di una città (qualcosa che non siamo riusciti a fare, per esempio, durante la pandemia di Covid). E per farlo, l’allegoria di un’invasione zombie si è rivelata particolarmente azzeccata, perché è un modello relativamente semplice di contagio, in cui chi viene morso diventa infetto dopo un certo lasso di tempo, e inizia a cercare a sua volta altre persone da infettare. 

Anche così, non mancano variabili a cui è difficile dare un valore realistico, vista l’assenza di epidemie zombie autentiche su cui basarsi. Quali sono, ad esempio, le probabilità reali che un essere umano esca vincitore dall’incontro con uno zombie? O quanto ci vuole perché chi viene morso soccomba all’infezione e torni in vita come non morto, pronto a diffondere ulteriormente il contagio? In mancanza di dati reali, i ricercatori finlandesi hanno dovuto lavorare di fantasia. E questo chiaramente riduce l’affidabilità dei loro risultati. Al netto dei problemi, comunque, il modello si è rivelato estremamente efficace nel simulare le complesse interazioni tra le centinaia di migliaia di cittadini che abitano una metropoli come Helsinki, senza sovraccaricare la potenza di calcolo dei computer su cui è stato fatto girare.

L'epidemia zombie

Il risultato della simulazione rivela che in caso di un’epidemia di zombie nella capitale finlandese servirebbero contromisure lampo per mantenere sotto controllo i contagi. Dall’arrivo del primo zombie in città, infatti, le autorità avrebbero appena sette ore per mettere in quarantena l’intera popolazione cittadina o eliminare ogni persona contagiata, prima che l’intero paese risulti spacciato. 

“Non avrebbe dovuto meravigliarmi, probabilmente, ma la velocità con cui è necessario intervenire per mantenere in vita la popolazione ha stupito anche me”, ammette Pauliina Ilmonen, matematica dell’Università di Aalto che guida il progetto. “Mi ha fatto riflettere seriamente su dilemmi morali come il rapporto tra diritti individuali e diritti di una comunità”. 

Epidemie e fake news

Per ora il modello non è ancora completo, e i risultati non sono pronti per la pubblicazione su una rivista scientifica. Quando sarà stato raffinato e testato a dovere, comunque, potrebbe rivelarsi estremamente utile, perché permette di simulare le azioni di singoli individui, e potrebbe quindi essere usato anche per prevedere in che modo la diffusione di informazioni e notizie fasulle influenza la diffusione di un’epidemia, valutando ad esempio il comportamento di no vax o (o magari negazionisti zombie, nel caso di un’epidemia di morti viventi) e come questo determini l’andamento dei contagi. 

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