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Sabato, 20 Aprile 2024
Scienze Stati Uniti d'America

"Gli asintomatici possono trasmettere il coronavirus"

Una guida dei Centri di Controllo e Prevenzione delle Malattie degli Stati Uniti afferma che la maggior parte delle infezioni da Sars-Cov-2 è diffusa da persone senza sintomi. Il picco di contagiosità si verifica cinque giorni dopo l'infezione

Gli asintomatici, ovvero le persone che sono positive al test del tampone per il coronavirus Sars-CoV-2 ma non hanno i sintomi della malttia Covid-19, possono comunque trasmettere l'infezione. Anzi, sono loro a diffondere di più il virus secondo quanto affermano i Centri di controllo e prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (Cdc) in una nuova guida sull'importanza delle mascherine.

"Gli asintomatici possono trasmettere il coronavirus"

"La maggior parte delle infezioni da Sars-Cov-2 è diffusa da persone senza sintomi", scrive l'agenzia in una sezione del suo sito dedicata alla spiegazione scientifica su come utilizzare le mascherine per controllare la diffusione del virus. "Il Cdc e altri stimano che più del 50% di tutte le infezioni vengano trasmesse da persone che non presentano sintomi", si legge ancora nella guida. "Ciò significa che almeno la metà delle nuove infezioni proviene da persone probabilmente inconsapevoli di essere contagiose per gli altri". Secondo il Cdc, inoltre, il 24% delle persone che trasmettono il virus ad altri non sviluppa mai sintomi e un altro 35% lo fa da pre-sintomatico. Il 41% delle trasmissioni arriva invece da sintomatici. Mentre il picco di contagiosità si verifica cinque giorni dopo l'infezione, sempre secondo l'agenzia americana.

La Cnn scrive che il CdC cita uno studio della National Academy of Sciences e alcuni dati non ancora pubblicata: è la prima volta che l'organizzazione diffonde dati e numeri che riguardano la percentuale di infezioni. "L'infezione si diffonde principalmente attraverso gli airdrops espirate da persone infette mentre respirano, parlano, tossiscono o cantano", si spiega nel documento, dove si sostiene anche che parlare ad alta voce o cantare è più pericoloso per la trasmissione del virus. Secondo il CdC il 40-45% delle persone positive non sviluppa mai sintomi, e che tra gli infettivi il rischio di trasmissione raggiunge il picco nei giorni immediatamente precedenti alla comparsa dei sintomi e in quelli immediatamente successivi. Di conseguenza le persone che diffondono di più il coronavirus sono quelle che non sanno di essere infette. Infine il CdC è tornato a raccomandare l'uso delle mascherine, visto che anche quelle di stoffa possono impedire alle persone di respirare la saliva e le airdrops che trasportano il virus. Queste particelle di solito finiscono sulle persone, cadono sulle superfici o rimangono nell'aria, specialmente in ambienti chiusi. 

Il fumo di sigaretta aumenta il rischio di contrarre Sars-CoV-2 

Una serie di studi citati dalla Reuters invece sostiene che le persone che hanno gli anticorpi perché da bambini sono stati vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia (MMR) potrebbero avere meno probabilità di ammalarsi gravemente se sono infettate dal nuovo coronavirus. Il vaccino MMR II, prodotto da Merck e autorizzato nel 1979, stimola il sistema immunitario: la ricerca citata dall'agenzia di stampa è stata condotta su 50 pazienti affetti da Covid-19 di età inferiore ai 42 anni che avevano ricevuto l'MMR II da bambini: le persone con il più alto livello di anticorpi contro la parotite avevano contratto il coronavirus ma erano asintomatici. Ma il campo di ricerca è ancora troppo piccolo per avere certezze. 

Una ricerca dell'UCLA invece sostiene che l'esposizione al fumo di sigaretta rende le cellule più vulnerabili all'infezione del nuovo coronavirus. Secondo un esperimento in vitro le cellule esposte al fumo di sigaretta nelle provette hanno maggiori probabilità di contrarre Sars-CoV-2 rispetto a quelle non esposte: l'ipotesi, ancora da provare, è che il fumo riduca la risposta immunitaria. 

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