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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Scienze

Covid: la ricetta unica per la cura a casa

Il documento del Cts con le linee guida su ossigenazione, paracetamolo, cortisone, eparina, antibiotici. Che esclude dal trattamento l'idrossiclorochina e dice che non ci sono evidenze scientifiche su vitamina D, lattoferrina e quercitina

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della giungla di prescrizioni e protocolli per curare a casa la Covid-19 e il coronavirus che in questi giorni ha visto scendere in campo dapprima Matteo Bassetti con il suo protocollo, poi i medici lombardi con il loro vademecum e infine gli esperti del Mario Negri e dell'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo con regole a volte in contraddizione tra loro. Oggi il Comitato Tecnico Scientifico fa chiarezza  con una serie di nuove linee guida per mettere fine alla gara di prescrizioni fra Regioni, Asl, ordini e associazioni. Nelle quali si bocciano integratori e vitamine perché non hanno alcuna prova di efficacia. 

Covid: la ricetta unica per la cura a casa 

A illustrare il documento del Cts, che a questo punto ha un'importanza fondamentale nel fare chiarezza in un ambito in cui è pericolosissimo improvvisare, è oggi Michele Bocci su Repubblica. Le regole sono state approvate ieri anche se non sono ancora definitive e in esse in primo luogo si sottolinea l'importanza del saturimetro: "L’utilizzo diffuso di questo strumento potrebbe ridurre gli accessi potenzialmente inappropriati ai pronto soccorso", scrivono i tecnici, che sottolineano poi come il limite di saturazione accettabile sia quello del 92%. Il Cts nel documento in attesa dell'approvazione definitiva sottolinea che quando il medico assiste a domicilio persone con pochi sintomi deve:

  • far misurare di frequente l'ossigenazione;
  • trattare la febbre con il paracetamolo;
  • assicurarsi che il paziente si idrati e mangi. 

Gli altri dettami riguardano il cortisone a domicilio, che "può essere considerato in quei pazienti in cui il quadro clinico non migliora entro le 72 ore, soprattutto in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici", mentre l'eparina non va usata "se non nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto". Gli antibiotici vanno somministrati solo se c'è febbre per 3 giorni di seguito e il quadro clinico fa sospettare un'infezione batterica. L'idrossiclorochina non va usata, con buona pace dei politici che la ritenevano di importanza fondamentale. Escluso anche l'aerosol se ci sono conviventi non colpiti dal virus. Infine, conclude il documento illustrato da Repubblica, "non esistono a oggi evidenze solide e incontrovertibili di efficacia di supplementi vitaminici o intengratori alimentari, a esempio la vitamina D, la lattoferrina, la quercitina, il cui utilizzo per questa indicazione non è quindi raccomandato". 

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